Kendra Steiner Little Story

Piccola editoria, tascabile e di frontiera (dal 2006) e sperimentazione sonora, folle e assortita (su cdr, dal 2010). Questa è la Kendra Steiner Editions di Bill Shute.

 

 

 

 

 

di Marco Carcasi

grahgreen@yahoo.it

Piccola editoria, tascabile e di frontiera (dal 2006) e sperimentazione sonora, folle e assortita (su cdr, dal 2010).
Questa è la Kendra Steiner Editions di Bill Shute.
Da San Antonio (Texas), 276 uscite (al Maggio 2014), un’alluvione caleidoscopica di segnali e traiettorie (per lo più homemade o live).
Piccolo artigianato visionario, fieramente D.I.Y. (con un blog, che per passione esposta, è piacere che infiamma).
Contratture beat generation, su corpo livido ballardiano.
Una vertigine metropolitana ingombra di detriti (in parole e suoni), cosmicamente cupa ed accesa di neon.
Tra vecchie conoscenze e giovani stregoni.
Le stelle e le strisce del sogno americano, che penzolano flosce in assenza di vento.
Noise, elettroacustica, free jazz, spoken, cialtronerie assortite, tutto molto acceso di psichedelia decomposta (d’effetto e d’aspetto).
Una rapida panoramica su alcune delle ultime uscite 2013.

Sprills Of Ore ‘Time Mirrors’
Compositrice e polistrumentista da Austin, Eva Kelly (nei dronanti Unmoor con Andy Hendrix), nel progetto Sprills Of Ore, sprigiona rifrazioni ad alto tasso shoegaze/art punk (nel taglio/costruzione, di ronzanti e plumbee sospensioni).
Feedback, elettronica analogica (mugolante/inceppata), forma canzone strapazzata.
Puzza di estasi krauta (sfinita e combusta).
Voto: 7

 

 

 

Ernesto Diaz-Infante / Lisa Cameron / Lee Dockery ‘At The KSE 6th Anniversary Concert’
Live ad Austin, che prevede un brano in solo per il Bajo Sexto di Diaz-Infante ed un’esibizione in trio.
La mia copia è deturpata, alcune parti saltano, quel che riesco ad origliare, più o meno è: un buon numero d’originale arte, fra Messico e Stati Uniti, sciancata, istintiva/illuminata, su corde in reiterazione sinistra.
Un’espansione, in formula trio parassitaria, del confine sopra calpestato.
Inceppamenti, microfratture e droning svaporato.
Escrescenze bulboso/rumorose ad aprirsi tutt’attorno.
Tra il fiorire di lap steel, membrane, mic a contatto, brandelli di batteria, elettronica e contrabbasso.
Ce ne facciamo una ragione.
Voto: 7

 

Djin Aquarian / Plastic Crimewave ‘The Everafter’
Lisergia oltre il punto di non ritorno, urlante, estatica, grondante feedback e spazi aperti cotti dal sole.
Il suono delle macerie di una Detroit sognata, metallica ed esausta.
Una leggenda out, dalla West Coast di fine ’60, Djin Aquarian, della confraternita freaks, Ya Ho Wha di Father Yod, e da Chicago, Sir Plastic Crimewave.
Assolutamente dal vivo, maledettamente “Metallic K.O”.
Tribale, ottuso, distorto, cosmico e spirituale.
Nessuno, fermerà mai il vento.
Voto: 8

 

 

Tom Crean ‘Wired Love’
Opera incantevole, desertico/allucinatoria, “Wired Love”.
Del musicista e compositore Tom Crean, dal Massachusetts.
Sette esplorazioni per chitarra e banjo.
Dentro e intorno un corpo folk americano, solcato da bizzarre intrusioni/flash di sezioni non ortodosse (comprensivo di un rigoglioso e pregevole fiorir d’umori pop).
Passione, concetto, leggerezza.
Voto: 8

 

 

Alfred 23 Harth ‘Micro-Saxo-Phone: Edition IV’
Terzo volume edito (il primo, non è stato mai pubblicato), di quest’intrigante raccolta/cut-up, per strumenti ad ancia espansi, che cuce insieme una fitta trama sonora di scarti riduzionisti, saliva, fratturazioni dub, stratificazioni ritmiche, andature grottesche, tribolazioni ed emissioni di genio.
Il multi-strumentista, improvvisatore, compositore, artista visivo tedesco, Alfred 23 Harth (da decenni, figura di primo piano nella scena avantgarde, Cassiber, 7k Oaks, New Jazz Ensemble con Otomo Yoshihide), riesamina e riannoda, al gusto e all’espressione del proprio oggi, soli e passaggi, di varie opere edite nel corso degli anni (1980, 1986, 2004, 2007, 2010-2012).
Mixate e sovrapposte, esaltate/alterate digitalmente, ulcerate di nuove intromissioni impro, montate, azzoppate, seducenti pur col naso rotto.
Arte ossuta e propensa nell’esibirsi, in rattrappiti accenni di analogico ballo (ciondolamento, meglio…), post punk (parecchi dei numerosi Improvised Dubs).
Qualche numero d’aria, etnie aliene e contemporanea spigolo/pigolamento.
Coppino ben acceso da queste parti.
Voto: 8

 

Venison Whirled ‘The Many Moods Of Venison Whirled’
Il suono dell’istante in cui, il disastro MC5, Stooges, Yardbirds, VU, si compie.
Ciò che precede l’out of control.
Trattenere.
Trattenere metalli.
Trattenere feedback.
Il collo di una bottiglia.
Un rituale immobile e dolorosamente rigenerante (la dronanza pastorale/traforante di Contractions Of The Vessel).
Lisa Cameron da Austin.
Percussioni, oggetti, mics a contatto e tape recorder.
Voto: 8