Ying Quartet ‘American Anthem’

(Sono Luminus 2013)

Dopo aver esplorato in lungo e in largo il caleidoscopico mondo della musica contemporanea, l’intraprendente Ying Quartet, quartetto d’archi di punta della Sono Luminus, esegue (come al solito, magnificamente) in questo loro nuovo CD alcune emblematiche opere cameristiche di due importanti compositori americani del Novecento, Samuel Barber e Howard Hanson. Due autori dai più definiti come tardo-romantici o neo-romantici, con ciò forse nascondendo la modernità, pur sempre asservita a scopi espressivi, di alcune loro pagine; caratteristica, questa, ben colta dal critico Walter Simmons, che non a caso li ha inclusi nella sua personale lista di “voices in the wilderness” della musica americana del Novecento, e che viene esemplificata in brani come il Quartetto per archi Op.11 di Barber, il cui primo Movimento è finemente giocato sul fragile equilibrio tra il motivo ritmico e affermativo d’apertura, il corale delicato che ne segue, e il mellifluo motivo che da quest’ultimo sgorga. E che dire del successivo “Molto Adagio”, che più tardi diverrà quell’Adagio for Strings da molti identificato come il simbolo della musica classica americana? Si tratta di una pagina solenne e commovente, magistralmente costruita su di un tema di struggente bellezza che gradualmente cresce, si espande, fino a raggiungere un vertice emotivo da cui sommessamente si ritrae in un’atmosfera di raccolta compartecipazione al dolore che, in questa versione originaria per solo quartetto, si dispiega in una dimensione di particolare intimità. Splendido è anche un altro classico barberiano qui eseguito, Dover Beach, in cui le sonorità avvolgenti degli archi accompagnano la splendida voce del baritono Randall Scarlata nell’inseguire gli oscuri sentieri tracciati dai versi di Matthew Arnold.
L’altro protagonista di questo CD, Howard Hanson, gode di minor fama rispetto all’illustre collega. In realtà si tratta di un Autore di primissimo livello, dalle molteplici virtù, come le due magnifiche composizioni qui eseguite – il Quartetto per archi Op.23 e il Concerto da Camera Op.7 – dimostrano. Hanson è in grado di catturarci da subito con temi di immediata presa e raffinata cantabilità, e successivamente di trasformarli in soggetti di un dramma le cui vicissitudini – determinate musicalmente dall’alternanza elegante e ispirata di sviluppi voluttuosi ed espansivi dei fraseggi melodici, inframezzati da sezioni di concitata attività ritmica e contrappuntistica – non possiamo che prendere a cuore, fino a immergerci in esse. La chiusura è affidata all’Alleluia di Randall Thompson (qui arrangiato per solo quartetto d’archi), che con la sua purezza formale e sincerità di sentimento rappresenta una perfetta appendice di questo magnifico lavoro discografico.

Voto: 10

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