Alessandro Monti ‘Unfolk + live book’

(Diplodisc 2012)

Ritorna Alessandro Monti, interessantissimo musicista veneto che già in passato è gravitato dalle parti di Kathodik (poi ci ritorneremo), con la ristampa del suo primo album da solista, ‘Unfolk’, titolo che il nostro faceva confluire nel concetto di un-folk, inteso come anti-folk. Ma soprattutto, riascoltandolo ora, stupendo esempio di uno stile che si muoveva agilmente, e fortunatamente si muove ancora, tra musica etnica, ricerca sensoriale più intensa e mondi possibili acusticamente trovabili alla John Hassel. Da mane a sera, o meglio dal primo brano Altrove rapido incipit che prepara gli odori e i rumori di quello che verrà, che in questo caso si chiama Il sogno di Devi ballata che si muove tra reminescenze orientali e incursioni proto industrial, proseguendo lo stato di libero sogno cosciente con Regioni di pietra , un tappeto percussivo che tesse e ritesse una ballata tribale, Viaggiatori perduti con il violino di Monti che riappacifica l’ascoltatore con il mondo, Aereofolk giostra spensierata tra folk e prog. E ancora Raga del fiume elettrico struggente nel suo alternare ed intrecciare chitarra e percussioni; ogni tassello aggiunge un pezzo all’architettura già, all’esordio, così ben definita, ascoltare per credere Frike out omaggio a Florian Fricke, cosmico nel suo progredire. In più una manciata di inediti fuoriusciti da quelle registrazioni, tra cui Trasferibile con la sua chitarra che ritaglia spazi di consapevolezza, Secular kosmisch folk psichedelica progressione e lo stacco di Sonata variabilis ruvida ballata “folkmica”. Il secondo cd attribuito all’Unfolk Collective & Kevin Hewick, intitolato ‘Live Book’ riporta un concerto registrato a Venezia e Leicester nel 2011. L’album è un libero arrangiamento di brani tratti dall’album ‘Venetian Book of the Death’ (qui il riferimento di cui sopra insieme alla recensione), tranne Opening: Souls in factories, possente meditazione “spaziale” e Closing: dal libro, progressione oscura verso lande deserte, queste due registrate in studio. Analizzando il live il brano Black Tar Lagoon lancia segnali di chiamata verso lidi davisiani, Someone is always screwing someone rimastica un funk disarticolato, The cover up e Sorgive si muovono in territori hip hop, Bedroom discotheque si svela una ballata folk punk; uno dietro l’altro i brani si susseguono fino alla fine senza sbavature, grazie anche alla lungimiranza di Monti che si accompagna a formidabili musicisti. Una bellissima riconferma, un ritorno al passato per confermare il presente e il futuro.

Voto: 8

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