Johann Merrich Intervista

 

 

 

 

Quattro Chiacchiere Digitali con Johann Merrich, autrice di ‘Le pioniere della musica elettronica’.

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

24/07/2013 La compositrice Johann Merrich ha incontrato Kathodik tramite lo scrivente che ne ha recensito il libro ‘Pioniere della musica elettronica’ (qui). Da cosa nasce cosa e quindi l’idea delle consuete Quattro Chiacchiere Digitali è venuta subito in mente, le domande sono state poste e le risposte da parte della Merrich arrivate in men che non si dica. Questa puntata vede il ricongiungimento della rubrica  Chi fa da sé fa per tre nella “madre” Quattro Chiacchiere Digitali, per, a detta dello scrivente, sopraggiunti e superati termini di senso. D’ora in poi si avranno solo le Quattro Chiacchiere Digitali che piace fare con chi ha qualcosa da dire. Come in questo caso; a voi come sempre i risultati:

1.     Partiamo subito con una domanda diretta: come è nata l’idea di scrivere ‘Le pioniere della musica elettronica’?

Tutto è iniziato dopo aver letto “Analog days, the Invention and Impact of the Moog Synthesizer” di Trevor Pinch e Frank Trocco, un libro che reputo fondamentale nella formazione di qualsiasi musicista; tra gli altri, vi sono citate Suzanne Ciani, Linda Fisher e Daphne Oram, pioniere della musica elettronica che fino ad allora non conoscevo… A dir la verità, al tempo ero al corrente di pochi contributi femminili nell’elettronica, come quelli di Wendy/Walter Carlos, Cosey Fanni Tutti, Laurie Anderson… Mossa dalla curiosità ho cominciato a documentarmi e a raccogliere brevi biografie in un blog, “Electronicgirls, stories from the eclectric days”; continuando le mie ricerche e notando la difficoltà di reperire informazioni, ho capito che era d’obbligo iniziare a pensare seriamente all’idea di un libro.

2.     Prima di questo è nata la netlabel Electronic Girls. Come e perché hai deciso di fondare una netlabel?

Nella mia esperienza di musicista ho avuto l’opportunità di incidere dischi sia per etichette indipendenti che per netlabel e ho sempre ritenuto che queste ultime fossero il mezzo a me più congeniale; per prima cosa, le netlabel sono una delle poche realtà che considerano “nuovi” modi di tutelare il diritto d’autore, uno su tutti: Creative Commons. Credo poi che le netlabel siano dei media assolutamente attuali, proiettati verso la concezione di una diffusione mondiale, equa e trasversale (tutti gli album targati Electronicgirls sono in freedownload…). C’era poi la volontà di riunire in un solo contenitore le protagoniste del passato (tramite il blog che è stato incorporato nell’etichetta), che quelle del presente, un modo di mettere in luce una realtà imponente che spesso si perde come una goccia nel mare. Electronicgirls è poi un collettivo, una rete di mutuo soccorso, un posto in cui poter trovare sempre qualcuno pronto a darti una mano nel realizzare un progetto.

3.     Continuando a ritroso, quali sono le tue origini musicali come ascoltatrice e come compositrice?

Sono cresciuta ascoltando gruppi grind, scream ed emocore negli anni ’90, appassionandomi di storia della musica rock, trascorrendo molti anni nell’indagine della psichedelia, del rock tra ’60 e ’70. Fino ai 25 anni ho militato come cantante nel gruppo Love In Elevator, anche se contemporaneamente suonavo le mie macchine in vari progetti sperimentali come Hm?. Poi mi sono innamorata del kraut e della musica cosmica tedesca (che è ancora tra i miei generi preferiti). La mia passione per l’elettronica nasce proprio dalla Germania, dai Cluster, dai Kraftwerk, L.A. Dusseldorf, Popol Vuh… ma anche Karlheinz Stockhausen, Hawkwind, Klaus Schulze, Giorgio Moroder, Morton Subotnick, Wendy Carlos… Le mie gamme di ascolto sono molto varie. Diciamo però che non apprezzo un certo genere di musica elettronica contemporanea… il massimo del mio “commerciale” si ferma ad Ellen Allien o Peaches… Mi piace guardare al passato, non troppo alle proposte musicali acclamate del contemporaneo…

 

4.     Ritorniamo al tuo libro: l’opera costituisce un interessante tassello nello studio della musica al femminile; prima di leggere ‘Le pioniere della musica elettronica’ navigando per cataloghi degli editori avevo trovato solamente, a causa sicuramente di una ricerca non approfondita,  ‘Barbara O’Dair ‘Ragazze pericolose’ uscito in due volumi per l’Arcana editore negli anni ’90 e mai più ristampato; poi qualche tempo fa ho visto in libreria il volume di Jessica Dainese ‘Le ragazze del rock’.  Pensi che in questo momento ci sia da parte dell’editoria musicale la volontà di colmare una lacuna e  di far conoscere la storia e l’opera di chi al femminile ha lavorato e continua a lavorare in questo mondo?

Non credo ci sia una specifica volontà da parte dell’editoria… Certo è vero, l’argomento suscita interesse. Penso sia solo giunto un momento fisiologico, una necessaria volontà di coprire lacune nella storia della musica. Mi auguro non sia una moda.

5.     Leggendo il libro ho trovato vecchie conoscenze come i coniugi Barron e Pauline Oliveros, ma ho anche potuto scoprire la figura di Teresa Rampazzi, che mi sono ripromesso di approfondire maggiormente in futuro. Come hai selezionato le pioniere? Prevedi in futuro edizioni aggiornate della tua pubblicazione?

La selezione è stata difficile; il territorio è ampio, bisognava capire come operare una cernita… il rischio era quello di scrivere un mattone biografico… Ho deciso di valorizzare maggiormente chi ha contribuito inventando qualche mezzo o apportando qualche vera e propria rivoluzione, tralasciando ad esempio tutte quelle esperienze che si ibridano nell’arte contemporanea o performativa. Anche a livello temporale ho dovuto mettere dei paletti… Sto pensando di scrivere un secondo volume, spero con qualche finanziamento. La ricerca ha bisogno di tempo e vorrei farne un mestiere… sfortunatamente la situazione economica europea non gioca a favore…

6.     Dal libro allo spettacolo ‘Annusavano fiori di fibra elettrica’; oppure è stato concepito prima lo spettacolo e poi il libro?

L’idea dello spettacolo è arrivata durante gli ultimi mesi di “pulitura” del libro, quando mi è venuto in mente che avrei dovuto trovare un modo accattivante per presentarlo e per invogliare i lettori. Pare che la maggior parte degli italiani non sia poi così interessata alla lettura (a meno che non si tratti di Fabio Volo o di “Cinquanta sfumature di grigio”…). Le informazioni ora viaggiano maggiormente attraverso “operazioni visive”… il mondo della visione sparge contenuti e affascina la gente… così ho pensato di gettare un po’ di curiosità utilizzando il teatro, anche grazie all’attrice Ilaria Pasqualetto e a La Noce, la sua associazione teatrale.

7.     Venendo al presente come vedi la scena musicale italiana al femminile?

Non parlerei solo di una scena femminile… Non mi piace distinguere i valori di due scene diverse… so che può sembrare contraddittorio ma, proprio per evitare ghettizzazioni, già da un anno Electronicgirls distribuisce anche lavori realizzati da colleghi. Comunque, per rispondere alla tua domanda, ci sono molti progetti interessanti. Il problema è piuttosto generale… per chi fa determinati generi musicali, suonare in giro, essere pagati e avere un pubblico in Italia è molto difficile.

8.     Allargando il discorso come vedi la scena musicale internazionale al femminile?

Stesso discorso. Mi preme però sottolineare che mi riferisco alla scena underground. Tra i miei nuovi contatti, sono molto felice della nostra collaborazione con Ah!Kosmos, una sound engineer davvero in gamba di Istanbul, vi consiglio la sua prima release “Flesh EP”, davvero un bel lavoro.

9.     Per concludere la classica domanda a cui non ti puoi esimere di rispondere: progetti futuri sia come titolare della netlabel sia come scrittrice sia, in ultimo, come compositrice?

Per quanto riguarda la netlabel, oltre ad augurarci tante belle releases, ci stiamo impegnando molto nel campo della formazione, visto che nessuno se ne occupa più (lo Stato in primis) è il caso di scendere in campo. Abbiamo appena concluso l’Electro Camp, una settimana di workshop e festival dedicati all’elettronica e alle arti performative realizzato con C32performingartworkspace a Forte Marghera ed è già ora di ricominciare a programmare altro! Come scrittrice invece, sto lavorando al mio primo romanzo, “Generazione Perduta”, un tributo a Hemingway e poi, al volume due delle Pioniere. Come compositrice, sto collaborando molto con la danza e la performing art, esplorare la relazione tra suono e movimento è oggi tra i miei principali nuclei di ricerca.

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