AA.VV. ‘Cold Blue Music Two’

(Cold Blue Music 2012)

Un gradito ritorno, questo della Cold Blue Music, dopo un anno e mezzo di silenzio, con un cd che ripaga ampiamente le attese nel frattempo maturate. Specializzata nel proporre autori appartenenti, geograficamente o anche solo per affinità stilistica, al minimalismo americano di impronta West Coast, la Cold Blue ha qui richiamato i principali esponenti di tale corrente, i quali hanno per l’occasione offerto contributi brevi, rispetto ad esempio alla monumentalità che solitamente caratterizza le loro opere, ma del tutto incisivi e rappresentativi. È il caso ad esempio di John Luther Adams, qui presente con un quartetto d’archi di luminosa bellezza, o di Daniel Lentz, il cui brano apre il cd trascinandoci con impetuose ondate sonore disegnate da un ensemble di violoncelli. C’è spazio anche per pezzi che si avvicinano alla forma canzone, seppure dilatata attraverso tecniche di sfasamento di reichiana memoria; tali sono le composizioni di Ingram Marshall e Larry Polansky, significativamente affidate allo strumento pop per eccellenza, la chitarra, o la tranquilla song per fisarmonica di Peter Garland, che come al solito riesce, in pochi fraseggi, a farci immaginare le ampie distese dei paesaggi americani. Ma la poetica della Cold Blue è anche malinconia, attesa, mistero; e allora vanno menzionati l’inglese Gavin Bryars, che qui propone un saggio della sua distintiva vena melodica, seducente e nostalgica, lenta e avvolgente, che ha attirato le platee di tutto il mondo; nonché il conclusivo pezzo di Jim Fox, l’inventore dell’etichetta, ma anche delicato e sensibile creatore di acquerelli sonori a tinte scure, qua e là schiarite da scorci melodici di intima bellezza. Tutti gli altri autori presenti nel cd e qui non menzionati sono altrettanti “pezzi da novanta” (come lo sono peraltro tutti gli esecutori: mi basti menzionare Ethel Quartet e Guy Klucevesk, tanto per dare un’idea del livello), che offrono saggi del loro percorso artistico, del loro personale modo di declinare quella poetica post-minimale, crepuscolare e rarefatta che li accomuna tutti.

Voto: 8

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