Indigo Kid ‘Indigo Kid’

(Babel Label 2012)

Album d’esordio per Indigo Kid, quartetto capitanato dal chitarrista Dan Messore e nelle cui fila troviamo il sax tenore di Ian Ballamy, già parte del progetto di avant jazz elettrico Food. Un disco di morbido jazz fusion con sfumature di post rock alla Tortoise, atmosfere western, utopie folk con echi di John Fahey, un po’ di appeal Pat Metheny. Un’altra influenza abbastanza avvertibile nelle sensazioni che scaturiscono dall’ascolto, è sicuramente Bill Frisell, al cui stile e a dischi quali ‘Gone Just Like a Train’ la chitarra di Messore richiama spesso. Musica gentile, sognante, meditabonda, con qualche incursione di ruvidità appena accennata. Strofe e progressioni come sospese tra le nuvole, che cullano e consolano lo spirito, ingentiliscono i pensieri. Se detta così il tutto sembra eccessivamente svenevole e salottiero, quello che salva il disco e lo sposta più in là del limite che separa l’esercizio di stile privo di sangue e nervi, dalla vera musica é l’ottima qualità delle composizioni, raramente banali, spesso impreziosite da lampi d’intelligenza creativa. Senza dire dell’esecuzione misurata e puntuale dei musicisti, che accennano e sottolineano senza mai svelare completamente, lasciando all’ascoltatore la sua buona dose di ombre. Tra le cose migliori la malinconia dolcissima e le melodie perennemente ai nastri di partenza di Mr Lepard, il basso profondo e umorale che apre Bioluminescence, come passi verso la luce ambrata e lo spleen che seguono, la chitarra dolcissima e struggente di Waitent Wantant., le riflessioni al chiaro di luna nella bossa nova di New Man New Place. Stupenda (e in repeat sul mio cd player) la cover di The Man I Love, l’ultra classico di George Gershwin, con un sax assolutamente struggente, una sezione ritmica impalpabile ma emotivamente implacabile, la chitarra come calde lacrime.

Voto: 7

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