Le-Li ‘My Life On a Pear Tree’

(Garrincha/Unhip/Audioglobe 2010)

Il progetto Le-Li nasce dall’unione di Leli, cantautrice vicentina diplomata in sitar e contrabbasso, e John, polistrumentista bolognese. I due si conoscono al Dams di Bologna e dopo un ep dai buoni riscontri di critica (“Music’s Not For Grown Up”, 2008) arrivano alla prima prova sulla lunga distanza con un disco al quale collaborano una miriade di personaggi più o meno noti dell’underground italico, tra i quali Francesco Brini (Swayzak), Valerio Canè (Mariposa) e Nicola Manzan (Bologna Violenta, Il Teatro degli Orrori).

Questo “My Life On a Pear Tree” è un disco che ammalia con la sua raffinata docilità, le sue orchestrazioni ariose ed il suo calore soffuso, creando un ambiente fiabesco ed onirico. Stilisticamente la base dalla quale parte il duo è il cantautorato folk, ma i rivoli imboccati nel corso dei 38 minuti sono assai vari, così come le lingue usate nel cantato (italiano, inglese e francese). Pensate a Cat Power lavata in ammorbidente da Tom Waits. Dovrebbe rendere l’dea.

L’inizio è irresistibile. La filastrocca surreale Junk Girl (ispirata ad una poesia di Tim Burton) apre l’album disegnando la cornice magica all’interno della quale ci si muoverà nel resto del disco. Con Sparring Partner la voce sussurrata di Leli tratteggia una storia d’amore finita male riuscendo a far sembrare il tutto quasi meraviglioso. Il folk-pop orchestrale di In The Backyard scivola delicatamente verso il tintinnio ossessivo di Lullaby, ninna nanna oscura che esplora gli angoli bui del nostro io. Cenere Sul Tavolo è una ballata dell’amore nero, dell’abitudine che sconfigge il sentimento, mentre la seguente 17th June Leli affronta il ricordo addolorato della perdita di una persona cara. Il disco sembra sprofondare verso territori dark, ed invece il duo ci sorprende con una strampalata e solare cover di Lithium dei Nirvana, depotenziata e trasfigurata in nenia da carillon. La maliziosa Mon Amour segue la traccia degli chansonnier d’Oltralpe, mentre con Bimba si torna ad un’ironia quasi circense. Anyone Else But You è la seconda cover dell’album (dei Moldy Peaches, la ricordiamo nel film “Juno”), tradotta in italiano e riarrangiato come duetto puerile tra due bambini. Julia è dedicata alla sorella minore di Leli, una canzone che delinea paure e desiderio di protezione nei suoi confronti. I dolori notturni di Chat Noir sembrano indicare la via per un finale dimesso, ed invece con Which Way sitar e dilruba tingono d’India il finale dell’opera.

I Le-Li plasmano un universo trasognato nel quale rifugiarsi lontani dal frastuono della modernità. L’albero di pere del titolo del disco è quasi un rifugio nel quale Leli e John trovano riparo, nascosti da fiori e frutti, mentre dall’alto osservano la malvagità ed il dolore che invadono il mondo. Per carità, voi che potete, non scendete.

Voto: 7

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