Tiziano Milani / Luca Rota ‘The City Of Simulation’

(Setola Di Maiale 2010)

14 poemi audio-visual, intorno e dentro il concetto di città.
14
Mp3 e 14 Jpeg, che vanno a formare un tutt’uno, suono/testo.
Oltre
tre ore di musica, ed infinite letture/riletture che s’interrogano
sulla valenza della forma città odierna.
Città,
ventunesimo secolo, anno 2009: disteso corpo tentacolare di altissimi
edifici, altri ancora più alti in costruzione – in
ostruzione inveterata della vista verso l’orizzonte del tempo,
scenografica sky-line dominante e di sotto un labirintico reticolo di
incroci confluenze analogie di innumerevoli parole come altrettanti
edifici d’una città sovrapposta e sopra ancora quelle
dei discorsi di chi ha “vinto” il privilegio di vivere al
di sopra della nebbia che tutto avvolge – anche e soprattutto
quando nebbia non ce n’è… Cos’è la città,
oggi? Cos’è la vita in città? – realtà,
finzione, sceneggiatura, elegia, dramma? Le strade del centro città
sembrano lastricate di denaro, ma due svolte oltre i rilucenti viali
alberati grigi muri di periferia infondono (in)urbana soggezione
nello spirito, e accanto ad essi, ai piedi dei divieti di scarico
immondizie, l’antinomia diventa completa. La mappa urbana
traccia gli sfondi di una anomala scenografia post-moderna, mentre il
cielo al di sopra si fa’ cupo di tutte le parole spese da un
copione senza più filo logico: occorre ritrovarlo,
ricuperarlo, ritornare a che i passi compiuti nel traversare il corpo
della città siano nuovamente linfa per esso, non più
liquido di suppurazione… Vivere nella città, la città
come propria realtà, la propria vita come vita della città
– o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città
della Simulazione…

Questa, la presentazione
dell’opera contenuta nel cd.
Della parte che maggiormente
c’interessa in questa sede (il suono…), bisogna dire sin da subito,
che elude, ogni semplice visione rumoreggiante.
Ad un’esposizione
semplicistica, Tiziano Milani, oppone una scrittura
complessiva, senz’altro descrittiva, ma capace, di sgambettar
liberamente con le proprie gambe.
La mole di materiale presentato
in quest’occasione, spazia agilmente, fra ambient nebbiosa (Biosphere
o BJ Nilsen circa…), aperture luminose e cangianti (un
intenso sprigionarsi di umori Popol Vuh), circumnavigazioni
intorno ad ipotesi minimal dub (Thomas Brinkmann o qualcosa
del miglior Pole).
Elettroacustica fatta di carne e pane
quotidiano, che irradia un umano senso di senso di spaesamento
isolato, tutt’altro che minaccioso.
E poi ancora, sottili refoli,
prossimi al jazz, ad infarcire il tutto.
Ottimamente congegnato,
l’insieme, si offre a frequenti immersioni sensoriali, che poco
offrono alla stanchezza.
E di fronte alla complessità del
tema affrontato, questa, è una questione non indifferente.
Le
parole, aprono dubbi ed ipotesi, che vi consiglio, di approfondire,
su: lacittadellasimulazione.com, e lucarota.it.
L’amaro in bocca,
lo lasciano invece, le immagini scelte come compendio di suoni e
parole.
Banali e di scarsa qualità, quasi pescate
sbadatamente sul web.
Non s’involano mai verso l’alto e non
offrono nessun valore aggiunto.
Ma il giudizio complessivo, non
vien intaccato più di tanto, da questo neo pur
consistente.
Opera coraggiosissima, di elevata qualità, e
inusuale concezione.
Potrebbe esser additata da esempio nel
futuro.
Santa Setola Di Maiale vien da dire per l’ennesima
volta.
(Fatela divenir anomala strenna natalizia, l’effetto
potrebbe esser niente male).

Voto: 8

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