Tommaso Cappellato ‘Open’


(Elefante Rosso 2009)

Dopo aver fatto parte ed inciso, con varie formazioni (Trio65,
Yah Supreme e Brohemian, Nesso G), e aver collaborato
con, Marc Ribot, Enrico Pieranunzi, Butch Morris,
Jon Hendricks, Steve Grossman, Debbie Harry
(Blondie), Alessandro Grazian (ed altri ancora…), è
arrivato il momento, del primo lavoro solista, per il batterista e
compositore padovano, Tommaso Cappellato.
In realtà,
si tratta di un quartetto, che comprende, il sax, tenore e soprano,
di Michael Blake, il basso di Joe Rehmer, ed il piano
di Giovanni Guidi.
L’odierna visione jazz (morbidamente
avant), una profonda devozione per l’Africa, un sottile refolo cool,
son le coordinate, intorno a cui si muove “Open”.
Particolarmente
convincente, dove le acque s’increspano, e l’arte percussiva di
Cappellato, in unione con le ripetizioni del basso e le scale del
piano, disegna una serie di figure notturne stilizzate.
Brani,
dove le componenti blues ed afro, spiccano maggiormente.
Dove è
avvertibile, il senso di emulsione fra, forma jazz tradizionale, e
attuali pulsioni avant.
Lavoro fatto di tradizione, e
traduzione.
Di slancio, di ricerca dialettica, tensioni e spazi
vuoti.
Godibilissimo ed in alcune soluzioni, prossimo all’applauso
(le sincopi percussive di, He Said Then She Sad, la marcia
sotto il sole cocente di Open, il classicismo black, di World
Traveller
).
Emana aromi Coltrane (Alice).
E
questo è un gran complimento.
Buon punto d’equilibrio
stilistico, fra Europa, Africa e Stati Uniti.

Voto: 7

Link correlati:Tommaso Cappellato Home Page