Julie Tippetts e Martin Archer ‘Ghosts Of Gold’


(Discus 2009)

Dodici eleganti e bizzarri brani.
Fra composizione ed
improvvisazione.
Avant, spoken poetry, liquide deviazioni
jazz/blues.
Introspezione e contemplazione.
Archer a
raggrumare suoni (acustico/digitali), intorno ai versi della
Tippetts.
In alcuni casi (The Bear That Walks At Night,
Run Another Road, Rainsong), la faccenda si risolve in
splendide canzoni futuribili.
Per il resto, ingegnose costruzioni,
delicate ed accessibili, a sostenere la bellezza delle
interpretazioni della Tippetts.
La classe, dei due pilastri
dell’improvvisazione inglese è evidente, e non in
discussione.
Spirali melodiche, squarci cameristici, tradizione,
il futuro stretto nel palmo, leggerezza.
Un’intensa e stimolante,
occasione d’ascolto.

Voto: 8

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