Robert Irwin ‘L’incubo arabo’

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

Un caleidoscopio di suoni, colori, odori. Giardini-labirinto, affascinanti e misteriose prostitute, scimmie parlanti, oscuri Padri del Sonno, alchimisti, pellegrini, principesse, spie, cavalieri lebbrosi, Dervisci Ridenti, folli narratori di storie, sultani, misteriose assassine-fantasma. E poi ancora: personaggi che si sdoppiano, sogno e realtà che si confondono, in un intrigante (e metaletterario) gioco di specchi. Tutto questo ed altro ancora è lo splendido “L’incubo arabo” dell’inglese Robert Irwin. L’autore, nato nel ’46 e con alle spalle un passato di accademico (ha insegnato Storia medievale all’Università di St. Andrews ed Arabo e Storia del Medio Oriente a Oxford e Cambridge), nel raccontare delle avventure del giovane Balian, spia al servizio della corte francese, che si svolgono nella città del Cairo nel 1486, ha tratteggiato un mirabile e alquanto variopinto affresco in cui si intrecciano lo spirito fiabesco e magico de “Le mille ed una notte” e quello metafisico di Borges.

Pubblicato originariamente nel 1983, edito in Italia per la prima volta nel 2002 sempre da Meridiano Zero ed ora opportunamente ristampato, “L’incubo arabo” (il titolo allude ad una misteriosa malattia del sonno in grado di diffondersi come un virus e di provocare atroci tormenti la cui consapevolezza svanisce non appena chi ne è afflitto si risveglia dal sonno) è un romanzo assolutamente unico, coinvolgente, entusiasmante, un gorgo vivissimo di immagini al quale è impossibile sottrarsi.

Link: Editore Meridiano Zero, 2009