El Cijo

 

 

 

 

di Marco Pagliariccio

pagliariss@libero.it

Gli El Cijo da Ancona sono una band sui generis per il panorama musicale italico. Il loro album di debutto “Bonjour My Love” ha portato nelle italiche lande la musica polverosa e senza tempo del Far West: country, folk, blues e molto altro si incontrano nell’ipnotico e incantato viaggio dell’ensemble marchigiana. Ma ora bando alle ciance, vediamo cosa hanno da dirci i ragazzi.

Ciao ragazzi, innanzitutto complimenti per il disco, un gioiellino a mio giudizio. Inizio con una curiosità: come mai il nome  “El Cijo”?

Grazie. Dunque, El Cijo. è un nome che ci lega al territorio di provenienza, alle Marche e ad Ancona. Cijo è parola rubata dal dialetto dorico, significa “ciglio”. Se vuoi inteso come bordo, come margine.

Ci piaceva ovviamente l’assonanza con un certo tipo di idioma, quello spagnolo, e il fatto di avere un nome assolutamente italiano e popolare che fosse facilmente fraintendibile ci divertiva.

La vostra musica ha una matrice fortemente radicata nel country e nel folk americano. Da dove nasce la passione per queste sonorità?

Nel folk ci siamo caduti, come del resto tutti, chi più chi meno. Inutile negare che veniamo da ascolti che se vuoi col folk c’entrano solo relativamente. Diciamo anche che, per quanto mi riguarda, all’inizio di tutto avevamo necessità di ritornare ad un suono che fosse semplice, staccare la corrente e vedere che succedeva ad avere un amplificatore spento e una cassa armonica in mano. La sensazione di avere per un attimo lasciato alle spalle anni di rumore e di distorsioni, che tutti i vari “post” della storia musicale ci avevano lasciato in eredità e che avevano riempito le nostre orecchie, è stata una piacevolissima sensazione di disintossicazione.

Eccoci al folk, mescolato via via con quello che ci continuava a ronzare in testa, un pò della psichedelia acustica degli ottanta (quella di ‘Happy Sad’ di Tim Buckley per intenderci), qualche fioritura di jazz elettrico in coda a ballate chitarra e voce… ‘Bonjour my love’ nasce più o meno così.

Visto il taglio “americano” della vostra musica, e visto anche che il vostro disco “Bonjour My Love” è stato masterizzato a Memphis, mi chiedo: che rapporti avete con la scena musicale della vostra città d’origine, Ancona, e più in generale con la scena alternativa italiana?

Ad Ancona abbiamo militato per parecchi anni, anche se con formazioni del tutto differenti, e quindi conosciamo molto bene il cosa si fa e il chi fa cosa.

Della scena alternativa italiana sappiamo abbastanza se pur El Cijo sia nuovo dal punto di vista discografico e non abbiamo avuto ancora modo di presentarci a quelli che suonano ormai da decenni nei club italiani. Ci sono parecchi nomi interessanti ma i nostri ascolti quotidiani tendenzialmente continuano ad arrivare da fuori confine.

Come è nata la possibilità di masterizzare il disco a Memphis?

Il nostro produttore Gilberto Caleffi è stato il promotore di questa esperienza oltreoceano. A lui vanno i meriti di tale scelta che a portato ad un ottimo risultato.

Dobbiamo però essere sinceri. Affidare il lavoro a persone che, pur estremamente competenti, si trovano a migliaia di km da te può non essere così facile. Siamo impazziti per circa quattro mesi prima di portare a casa il disco come volevamo che suonasse.

Ho visto il video di Just a Rebel Song. Com’è  stata l’esperienza di realizzare un videoclip, anche se ho letto che con il collettivo Postodellefragole avevate già esperienza in campo cinematografico?

A proposito, parlateci un po’ del collettivo: componenti, attività e quant’altro.

Il Postodellefragole è un collettivo che si occupa di immagine in senso lato, di cinema, documentario, video arte, e music video per l’appunto, linguaggio con cui il collettivo si è davvero fatto le ossa negli ultimi anni, lavorando con molti artisti italiani tra cui Offlaga Disco Pax, Marco Parente, Sikitikis, Gatto ciliegia contro il grande freddo… Questo fa si che realizzare un clip per El Cijo non sia stata una grande novità, ma un esperienza in più. Tre di noi sono del Postodellefragole, io, Simone Furbetta e Alessio Ballerini, in più c’è Giorgia Furbetta (anche lei parte di El Cijo all’inizio del progetto). Diciamo pure che  il Postodellefragole che è stato l’incubatrice di El Cijo, che poi ha preso vita propria e completa autonomia. Ora sono due faccende separate, e quando troviamo il modo di farle incrociare di nuovo siamo felici nel farlo. Questo del videoclip è un esempio. Anche il video del prossimo singolo di El Cijo sarà firmato Postodellefragole, e uscirà fra poche settimane a quanto pare.

Girando nel web ho letto, oltre alla mia (che confermo dopo aver visto il vostro live al Loop di Osimo), molte recensioni entusiastiche sul vostro lavoro. Ve la aspettavate un’accoglienza così?

Non ci aspettavamo una accoglienza e una risposta del genere ad esseri sinceri.

Ne siamo colpiti. Questo ci da fiducia. Il songwriting di nuova generazione sta negli ultimi anni producendo ottima musica, Bon Iver, Devendra Banhart e tutti i suoi amici neointimisti, Micah P.Hinson, Iron and Wine, Bonnie ‘Prince’ Billy, per citarne solo alcuni. C’era da aspettarsi un incursione di questi suoni anche nel territorio italiano prima o poi, in ritardo come al solito perché siamo sempre in coda al carrozzone, però l’onda lunga è arrivata.

Cosa aspetta gli El Cijo nei prossimo mesi? Nuove canzoni, concerti o cos’altro?

Il lavoro promozionale continua e come detto sopra faremo uscire un secondo singolo con video e quant’altro. Per i concerti se ne riparla a giugno, nel nostro myspace potete trovare tutte le date aggiornate. Credo però che dovremo aspettare l’autunno per intensificare il lavoro live, quando riapriranno le programmazioni. Un nuovo disco ci sarà sicuramente. Con calma, senza affrettare i tempi.