Anofele/Maath ‘Anofele-Maath’

(Anomala Prod. 2008)

Una pulsazione.
Un battito cardiaco, iperamplificato a
contatto.
Un macchinario obsoleto inceppato.
Da destra a
sinistra, lentamente micro variazioni tonali che s’alzano come
polvere.
Taglienti field recordings ad accompagnar la cadenza
legnosa.
Aria di lavoro manuale di sudore appiccicoso che
t’incolla la camicia sulla schiena.
Ugab apre, e non
presta il fianco a nessuna semplice identificazione.
Non si
presenta ed è bastante a se stessa.
Un procedere severo,
trattenendo l’impeto dell’agognata corsa a perdifiato che non
giungerà mai.
Il progressivo disfacimento del suono ti
lascia stretto nel pugno un sottile filamento di nastro magnetico
morto da tempo.
Una sequenza armonica si ripete, liberandosi ad
ogni passaggio, di una parte della propria struttura.
Lur
è il suono di un miraggio che si manifesta e poi sparisce
tremolando.
E sai sarebbe andata cosi.
“Anofele /
Maath”, è l’uscita migliore del duo (occasionale ma non
più di tanto…) romano.
Elettroacustica/elettronica
mirabile, posta su di un piano temporale
sdrucciolevole.
Ricordo/presagio ancestrale di taglio
primitivo/futuribile.
Lavoro ballardiano (sigh…),
quasi manifestazione autonoma di suono autoriproducente.
Un lungo
percorso comune.
L’antico progetto etno/ambient/industrial
Biasthon
(“Litam”, con Giuseppe
Verticchio
), le ellissi
kraut/dark ambient di Kalm
(“Kalm”, lavoro collettivo con Logoplasm
e Kar).
Le
cupe mareggiate di “Zyklus” (come Anofele/Maath).
Le
due “Impro Ensemble” della rassegna Scatole
Sonore
(dall’infame
tiratura…).
Live, dove si confrontavano, prima, con il
contrabbassista jazz Roberto
Bellatalla
e la
cantante/compositrice kazaka Jamilia
Jazylbekova
, poi con il chitarrista Egle
Sommacal
(Detriti,
Massimo Volume ed
uno struggente lavoro solista).
Le
loro uscite soliste.
L’incantevole clangore (per Anofele) di
“Akoe”, o, il suo “Gravescapes”, equamente
suddiviso con Logoplasm.
La sua militanza quasi decennale, negli
intermittenti Kar.
Maath, i suoi “No Survivors For The New
World”, “Demonfactory”, “Neue Sachlichkeit”
lo schütziano
“U Bit” dello scorso anno.
Coordinate che si lasciano
e si riannodano, a cadenza irregolare.
Quasi un dialogo a due sui
progressi ottenuti singolarmente, che si tramuta in nuova
materia.
Registrazioni ambientali, elettronica filiforme
etnicismi obliqui.
La passione per il silenzio per il
microscopico.
La conclusiva Lilis,
che splendida si scioglie al sole.
La lezione di T.G.,
Aube,
Toshiya
Tsunoda
,
Illusion
Of Safety
,
i Coil,
Arecibo,
Voice
Of Eye
,
l’umore Godflesh
gli Zoviet
France
.
Riferimenti
vaghi indicazioni di massima.
Senza nessun Myspace o sito web a
disposizione fregandosene di tutto e tutti.
Anofele e Maath
avanzano imperterriti da una vita oramai.
Senza nessuna
ansia.
Producendo ipotesi fra le più affascinanti legate
al suono di frontiera.
E non c’è nessun clamore.
E non
c’è nessun vender fumo, come altri più blasonati
affaristi senza arte ne parte.
Tutto questo per dire: muovete il
culo e scovateli.
Criminale ignorarli.

Per contatti: ascerna@yahoo.it // marcoramassotto@yahoo.it

Voto: 9

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