Cadavre Esquis

 

 

 

 

 

 

Sviluppo creativo improv/jazz off-limits cagionato via rete, a distanza e in progress, secondo metodi costruttivi altamente peculiari. Scambio di opinioni con 2 anime di questa ‘bestia’ amalgamante (nu) free, harsh-jazz, forma mentis contemporanea.

Di Sergio Eletto

elettosolare@yahoo.it

Cadavre Esquis è sviluppo creativo improv/jazz off-limits cagionato via rete, a distanza e in progress, da un folto nucleo di musicisti/improvisers, professionisti o sani ‘dilettanti allo sbaraglio’ che siano, raccolti sotto il brand di freejazz.org, forum fondato precedentemente dal sassofonista, compositore e producer anglosassone phil hargreaves, da anni di stanza a Liverpool, e direttore creativo della whi-music, net-label estremamente radicale con un rooster di tutto rispetto.
Cadavre Esquis è quindi una comunità militante che registrava l’incalzante bisogno di dare senso pratico alle tante discussioni vertenti sul mondo dell’improvvisata più ‘off’. Ma ciò che rende ancor più singolare l’operazione è il metodo costruttivo con cui sono lavorati i pezzi da principio. Niente di complicato e cervellotico all’orizzonte, ma neppure uno scambio di mp3 per mail all’acqua di rose e alla portata di tutti, con il solo utile di elaborare illogici pout-porri di insignificante post-free. Il meccanismo ‘svizzero’ e verticale che anima la costruzione di ogni jam virtuale lo lascio con immenso piacere, però, svelare dai protagonisti interpellati per la bisogna: phil hargreaves in carne e ossa e il multistrumentista romano Paolo Cruciani, fine uomo di lettere nella vita di tutti i giorni, tremebondo free-man nel tempo libero.
Il 2008 ha visto licenziare anche il primo passo su supporto, una gestazione direi attesa, dato che con i dovuti distinguo del caso, anche il menzionato forum ebbe la propria esistenza ripagata da una coppia di compilation ‘interne’, “The FreeJazz.Org Sampler vol. 1 & 2”. Il free-download “Imperfect Silence” non è né l’immaginabile ‘best of’ della situazione che uno s’aspetterebbe, né una miscellanea integrale e definitiva di tutte le improvvisazioni sbozzate dalla community. phil, che da sé ha selezionato e mixato il lavoro, unificando il tutto in una ‘suite provvisoria’ lambente i 60 minuti, chiarisce così nella note di presentazione il reale ‘senso della vita’ della release: «This disk pulls together some of those moments: not a ‘greatest hits’ or even a ‘finest moments’, it’s merely my personal journey through the material that is there».
Ma svincolandosi per un attimo dai climi descrittivi di ph, il viaggio offerto da “Imperfect Silence” in senso puramente emozionale è convincente quanto pregno di suggestioni. hargreaves, evidentemente, è stato più che scrupoloso nel legare questi spicchi di musica autonomi in uno splendente ‘lungometraggio’ carico di logica, tanti grovigli di note en passant che scrivono e diventano un’unica storia. Al tatto si percepisce l’interesse predominante per la componente acustica: free/harsh/jazz meditato a colpi di tromba, filicorno, una fitta gamma di chitarristi elettrici, violoncello, basso elettrico, percussioni, batteria, voce, strumenti autocostruiti e altro ancora.
L’unico scatto verso la digitalizzazione è dato dall’ovvia presenza di un laptop, in special modo da un’indovinata ‘toccata e fuga’, anomala e protoritmica, di errori glitch infastidente una piccola porzione della prima parte.

 

Intervista:

Cominciamo delle origini di “freejazz.org”: la community di musicisti e semplici appassionati di improv/jazz da cui è zampillato fuori l’esperimento-ensemble denominato Cadavre Esquis?
phil: E’ un sito di discussione sul Free Jazz e la musica improvvisata. La maggior parte degli utenti è composta da musicisti, anche se l’essere musicista non è determinante.

Paolo: Freejazz.org è dal 1997 un punto di riferimento per tutta la musica improvvisata. È un portale frequentato maggiormente da musicisti ed appassionati anglosassoni, ma talvolta fa capolino anche qualche esponente del resto della vecchia Europa, come il sottoscritto. È certamente il luogo più indicato per tenersi aggiornati sulle ultime novità dell’ambiente dell’improvvisazione a livello internazionale.

Approfondiamo illustrando il funzionamento di questa macchina creativa, che nello scambio di file-sonori a distanza trova la sua ragion d’essere. E’ nata secondo un humus collettivo, oppure no?
phil: Originariamente fu proprio un utente del sito, dallo pseudonimo di ‘Dr. Yusef Copeland’, a suggerire una collaborazione online. La sua idea era diretta ad un qualcosa di più immediato, persino suonando in tempo reale, ma ciò avrebbe creato problemi per i diversi tempi di connessione: quindi io ho optato per la versione più semplice e funzionale che vediamo ora.

Paolo: Guarda, posso dirti che personalmente non credevo ai miei occhi quando ho letto dell’intenzione di creare una situazione improvvisativa via web… Io ho sempre creduto molto nella musica improvvisata radicale, specie in quella di stampo europeo, che è più legata a temi, progressioni, attitudini esecutive storicamente e culturalmente legate al Vecchio Continente. L’improvvisazione radicale europea, lo stile FMP, Incus o Bvhaast per capirci, è secondo me il linguaggio musicale più adatto per rivestire di suono i tempi che viviamo, ed il più appropriato ad esprimere la mia interiorità e la mia Weltanschauung. E’ molto bello che l’Europa abbia sviluppato un’attitudine improvvisativa veramente sua, molto diversa dal Free Jazz americano: infatti quando improvvisatori europei ed americani si trovano a suonare insieme i diversi linguaggi si distinguono, con esiti interessantissimi, e mantengono intatte le rispettive individualità, senza prevaricarsi od intralciarsi, ed anzi influenzandosi e rafforzandosi a vicenda. Il Cadavre Esquis è un gioco letterario di tipo surrealista, nel quale ogni partecipante aggiunge un verso o qualche riga ad una composizione in poesia o prosa di cui conosce solo l’ultima parola usata dal precedente partecipante. Una sorta di telefono senza fili dal risultato aleatorio; phil e altri avevano già messo in musica questa procedura, e il risultato fu il cd “Blind Chaos”, pubblicato nel catalogo della Whi-Music. Nel nostro Cadavre Esquis è stata aggiunta la possibilità di ascoltare per intero il contributo precedente, per poter organizzare un’azione improvvisativa più coordinata, proprio come se si stesse lavorando in studio. Il progetto è nato in un thread di discussione, dalla proposta di un iscritto (neanche un musicista, ma un semplice appassionato), che ha lanciato il sasso nello stagno… Quando sono entrato in gioco, il progetto era partito da poco. L’idea mi ha affascinato immediatamente, ed ho sottoposto tre contributi che a phil e agli altri amici sono piaciuti… una bella fortuna, insomma!

La punta di diamante è proprio il formarsi dello scheletro ‘compositivo’ di ogni singolo pezzo, il suo divenire in senso verticale. Scendiamo ancora di più nel dettaglio, spiegando come si edifica passo-passo un’improvvisazione secondo il vostro ‘format’?
phil: Anche se poi ogni traccia può svilupparsi differentemente dalle altre, tutte iniziano nello stesso modo, qualcuno propone la registrazione di una propria parte suonata da solo, che chiamiamo ‘seed’, scegliendone anche il titolo. Io poi vi aggiungo i tags ID3, un numero che indica la posizione del contributo nel processo (ad esempio, 1a per una seed-track) e la posto sul sito. Una volta che il pezzo è sul sito, qualcun altro lo scarica, ci aggiunge un layer con la sua parte e lo rispedisce: io aggiungo i tags e il nuovo identificativo che sta ad indicare che quello è il primo layer. Comunque, man mano che i layers aumentano, i nuovi contributi possono aggiungersi anche a stadi precedenti, e qui la cosa può complicarsi, con molte diramazioni dalla parte originaria: c’è un brano, intitolato Parallelis‘, che ha finito per avere ben quattro percorsi diversi.

Paolo: Chiunque può, se vuole, iniziare un percorso (brano): incide col suo strumento una traccia svolgendola a piacere, lasciando, se vuole, spazi vuoti a disposizione degli altri, oppure producendo un flusso continuo. La traccia iniziale (seed track) viene quindi postata sul sito e può essere ascoltata e scaricata. A questo punto un altro musicista aggiunge alla traccia, liberamente, la sua parte. La nuova registrazione, che verrà posta di fianco alla precedente, conterrà sia la seed track che il nuovo layer. Chi scaricherà quest’ultimo contributo avrà pertanto a disposizione il lavoro di due partecipanti. Un terzo musicista potrà aggiungere un terzo layer alla composizione o, se preferisce, può ripartire dalla seed track “scavalcando” il secondo contributo: darà così origine ad un ulteriore ramo scaturito dalla seed track. Oppure, se vuole, potrà proseguire aggiungendo la sua parte alle prime due. E così via: il quarto contributo può aggiungersi ai precedenti o ripartire dal primo, dal secondo, ecc. Si può pertanto assistere a composizioni particolarmente elaborate, veri e propri alberi genealogici di improvvisazioni, dove non esistono obblighi o percorsi indotti, e dove un brano in teoria potrebbe anche non avere mai fine. Se non è libertà questa…!

“Imperfect Silence” è il battessimo su supporto. Non è il classico ‘best of’ ma neanche un archivio completo di tutto il materiale sfornato. Svelateci direttamente voi l’arcano mistero?
phil: L’intenzione c’era sin dall’inizio, e dopo circa un anno avevamo oltre 140 minuti di pezzi completi (senza contare i vari layers succedutisi nelle rispettive gestazioni), quindi il momento sembrava propizio. Quando ho proposto la cosa per la prima volta, pensavo di selezionare semplicemente le tracce finali e metterle in un determinato ordine, ma poi ho notato che, essendo le tracce comunque ottenibili dal sito in quella forma, non avrebbe avuto molto senso; quindi ho iniziato un lavoro di editing per fare qualcosa di diverso dall’esistente. Ciò che si ascolta su ‘Imperfect Silence’ è approssimativamente il 25% di ciò che si può ascoltare in forma completa sul sito di Cadavre Esquis. Ovviamente, nel disco sono presenti tutti i partecipanti al progetto fino a quel momento, salvo uno, James Connell, il cui pezzo è stato tenuto da parte per il secondo volume. Mi sembra che così tutto sia andato bene.

Paolo: la raccolta del materiale ha richiesto meno di un anno. L’adesione al progetto è stata grandiosa, e ancor di più i downloads di materiale dal sito, non solo da parte dei partecipanti! Giga di musica sono stati scaricati anche da curiosi ed appassionati, e debbo dire che fin dall’inizio mi divertiva molto pensare che qualcuno, magari agli antipodi, ascoltava i miei rumori! I pezzi sono nati singolarmente, ognuno ha il suo titolo ed i suoi esecutori. Il lavoro di scelta e di assemblaggio è opera di phil, che si è assunto questo faticoso compito con il consenso unanime di tutti, ed abbiamo di comune accordo deciso di rilasciare il tutto in un flusso unico, allo scopo di sottolineare la coralità del progetto. I nostri nomi ci sono, ma si è evitato qualunque personalismo.

Sia “freejazz.org”, sia l’entità Cadavre Esquis rilasciano una sensazione netta al fruitore, quella della totale libertà d’azione e della completa parità fra tutti i partecipanti. Non si ergono steccati, ad esempio, tra un musicista rodato come phil e l’ultimo degli iscritti al forum. Questo è molto bello, e ci riporta indubbiamente al clima effervescente, rabbioso e collettivista dei ’70; penso alla windy city dell’AACM, all’Uk free-jazz di Derek Bailey, Tony Oxley, Evan Parker, AMM, all’Olanda della Bim-Huis. Concordate?
phil: ti ringrazio. La musica improvvisata è un grande livellatore in questo senso, chi ha meno tecnica può suonare con chi dispone di un bagaglio maggiore e fare buona musica insieme, se le idee sono buone. Anche il web è un buon livellatore, io credo: ognuno propone solo il lavoro di cui è veramente soddisfatto.

Paolo: Ah, sì, assolutamente. Nessuna discriminazione. Tra di noi ci sono artigiani come me e professionisti con alle spalle attività concertistiche e discografiche vere e proprie. Debbo confessare che i loro apprezzamenti nei miei confronti, così come i consigli e i suggerimenti, mi hanno fatto enormemente piacere. Questo progetto rappresenta una delle migliori esperienze della mia vita musicale ed anche umana, a tutti i livelli. Con alcuni “compagni di viaggio”, pur non potendoci frequentare di persona per la talvolta enorme distanza che ci separa (ad esempio Massimo Magee vive in Australia, phil hargreaves in Inghilterra, Lee Noyes in Nuova Zelanda…), sono nati rapporti di reciproca stima e direi di amicizia. Magari fossimo più vicini!

Sarebbe carino ricordare i nomi dei performer presenti in “Imperfect Silence”.
phil: la lista completa: Gosia Basinska Barry Cabala Paolo Cruciani Bruno Duplant David Grundy Bret Hart Massimo Magee Lee Noyes Matt Sekel Glenn Smith Glenn Weyant

Paolo: sì, i nomi li lasciamo a phil che è il “deus ex machina”… io mi limito a salutarli tutti con grande riconoscenza, affetto e stima.

Apriamo un paio di parentesi individuali, partendo da Paolo e dai suoi miti, ma specialmente dalla propria storia.
Paolo: La mia è una storia molto semplice e comune, non ho la pretesa di far filosofia o di rivelare chissà quale nuova visione della realtà! La musica, l’improvvisazione, sono cose importantissime nella mia vita, anche se non costituiscono il mio lavoro. Io sono uno storico dell’arte e mi occupo di storia dell’architettura, che insegno all’Università e su cui faccio ricerca ormai da tanti anni. Ma tra musica ed architettura, si sa, esiste un legame fortissimo che ne fa un binomio inscindibile: la musica esiste e risuona nello spazio, e l’architettura è la scienza di creazione dello spazio. L’architettura mi evoca sempre un suono, un accordo, una vibrazione; ho sempre l’impressione, osservando lo spazio interno di un qualsiasi edificio (chiesa, palazzo, casa, ecc.), che sia stato concepito in funzione dei suoni che lo avrebbero poi animato. Ogni linguaggio architettonico ha la sua musica, sta a noi saperla individuare, scegliere. Questa semplice riflessione mi ha permesso, e di ciò mi ritengo fortunato, di poter coltivare le mie maggiori passioni parallelamente, senza sottrarre tempo all’una o all’altra. Il mio primo strumento è il contrabbasso, ma ho sempre sperimentato, da completo autodidatta, anche con altri strumenti che via via mi hanno incuriosito: ad esempio in questa prima fase di Cadavre Esquis ho suonato esclusivamente il flicorno soprano, la tromba in Mi bemolle e la tromba tascabile. Ho utilizzato, e ogni tanto riprendo, chitarre, liuti, flauti di legno, didgeridoo, melodica, armonica, approcciandomi ad essi con lo stupore, l’incoscienza e la manualità giocosa di un bambino. Ma il contrabbasso, che ho studiato (da scavezzacollo però!) a Roma, la mia città natale, rimane sempre il mio primo amore. Ho sempre prediletto un atteggiamento anti-accademico nei confronti della tecnica strumentale; credo che studiare sia importante, per l’amor di Dio, ma credo che sia altrettanto importante saper sviluppare una tecnica “propria” per imparare ad ottenere i suoni che si desiderano. È altrettanto fondamentale interagire con altri esecutori, anche di altri strumenti: è incredibile infatti come a volte, per vicendevole imitazione, le voci di strumenti anche molto diversi (fiati ed archi, chitarre e percussioni) riescano a trovare un dialogo comune fino a compenetrarsi e assomigliarsi. A me è più volte capitato, e tuttora capita, di trovare improvvisamente (e persino inconsapevolmente) e sviluppare tecniche decisamente non ortodosse per dialogare con chi suona con me, ed a mia volta di influenzare in tal senso gli altri nella loro azione. Non dico nulla di nuovo, lo so, ma molte volte quello che per un docente del Conservatorio è un suono sgradevole, ottenuto con una postura sbagliata e con l’archetto pessimamente impugnato, insomma un difetto orribile da correggere ed eliminare a tutti i costi… beh, per me è invece un tesoro da ricordare, custodire gelosamente per utilizzarlo al momento opportuno!
Per quanto riguarda i miei progetti musicali presenti e futuri, sono molto attento agli sviluppi odierni nel nostro Paese: molto è cambiato dai primi esperimenti del compianto Mario Schiano (uno dei miei idoli assoluti insieme a Peter Brötzmann). Allora erano in pochi interessati alla libera improvvisazione in Italia. Oggi per fortuna esistono tantissimi musicisti interessati ed interessanti, alcuni dei quali hanno anche dato vita ad etichette discografiche indipendenti coraggiose e valide, come “Improvvisatore Involontario”, “Setola di Maiale”, “El Gallo Rojo” ed altre. Mi piacerebbe trovare nuove situazioni per improvvisare, altri strumentisti con la mia stessa attitudine con cui confrontarmi, ma, almeno dalle nostre parti, nelle Marche, non è così facile. Non ci sono molte occasioni per conoscersi; si suona molto jazz, per lo più mainstream, mentre non vedo molto spazio per l’improvvisazione radicale. Per chi fa improvvisazione, infatti, è indispensabile poter interagire con strumentisti diversi in contesti diversi: suonare con un gruppo fisso può comportare il rischio di ripiegarsi su sé stessi e ripetersi. Speriamo che tra i lettori ci sia qualcuno interessato e si faccia vivo!

Per quanto riguarda phil viene spontaneo chiedere tutto: ‘curriculum’, passioni, la scelta di fondare una label totally free come la Whi-music.
phil: Ho fondato la Whi-Music nel 1999, inizialmente come etichetta discografica convenzionale. Ma ero interessato alle possibilità del Web dal 1997, quando gestivo un’etichetta chiamata Nerve Technologies insieme a Phil Morton; allora il Web era solo uno strumento promozionale, anche per la lentezza dei modem dial-up. Nel 2003, per motivi personali, smisi di suonare per un po’ e persi tutti i miei contatti. Avevo però due cd quasi finiti, “Where We Were” con Caroline Kraabel, che finimmo e fu pubblicato dalla Leo, e “A Present From The Pickpocket” con Lee Noyes, frutto di una collaborazione con scambio di materiale via posta. Mi buttai a capofitto ad editare “Pickpocket” ma, una volta finito, non c’erano soldi per pubblicarlo né spettacoli dove venderlo. Però volevo che fosse ascoltato, così l’ho fatto uscire sul sito come free download.
Ciò che era nato per necessità mi apparve presto la cosa più sensata: la banda larga era ormai alla portata di tutti, e cercare musica sul Web era cosa diffusa. Poiché non avrei mai potuto vendere abbastanza CD per fare soldi, mi resi conto che era effettivamente e paradossalmente più economico diffonderli così che venderli, ed inoltre i download offrono un sistema di catalogazione più longevo dei CD. Dopo quattro anni, “A Present From The Pickpocket” conta ancora quattro o cinque download alla settimana, e dall’intero sito vengono scaricati circa cento CD l’anno.
Potrei in futuro usare un sistema simile a quello dei Radiohead, e permettere alla gente di pagare quello che vogliono (sono sicuro che tanti sarebbero contenti di supportare gli artisti, comunque molto più delle case discografiche). In questo modo l’intero modello affaristico attuale andrebbe a svanire, lo so, ma dal momento che esso si basa largamente sul derubare gli artisti, non sono sicuro di quanto mi dispiacerebbe.

Collegamenti utili:
http://www.cadavreesquis.whi-music.co.uk
http://www.freejazz.org/
http://www.whi-music.co.uk
http://www.blog.whi-music.co.uk
http://www.myspace.com/pcruciani