Sonny Landreth ‘From The Reach’


(Proper/I. R. D. 2008)

Virtuoso della chitarra slide, Sonny Landreth ha alle spalle una lunga carriera nel music biz che ne fa un veterano a tutti gli effetti. Il suo percorso artistico è costellato di collaborazioni che definire eccellenti sarebbe un eufemismo: Jimmy Buffett, John Hiatt, Waterline, John Mayall, Bobby Charles and The Goners, Bonnie Raitt, Mark Knopfler, Steve Conn, Gov’t Mule, Mike Gordon, Bernie Worrell, Buddy Guy, Eric Clapton ed altri. La sua avventura solistica è cominciata ufficialmente nel 1981 (in realtà il nostro tra il ’73 ed il ’77 aveva già composto del materiale tutto suo poi edito in due dischi “Crazy Cajun Recordings” e “Prodigal Son: The Collection”, rispettivamente del 1999 e del 2000). “From The Reach” è il suo undicesimo LP, ed è anche una delle sue prove più convincenti.
Intendiamoci: i puristi del blues, quelli che cercano il suo sporco e ruvido che i grandi dischi del genere hanno, probabilmente storceranno il naso. Qui, infatti, la musica del diavolo è contaminata con pop e rock e con tentazioni strumentali à la Satriani. All’opener Blue Tarp Blues, convincente duetto con un altro grande della chitarra, Mark Knopfler, seguono la torrida Way Past Long, lo strumentale The Milky Way Home (in cui Landreth “duella” con un altro collega di calibro, Eric Johnson), Storm Of Worry, con la sei corde di Eric “God” Clapton a far capolino, la dedica a New Orleans di Howlin’ Moon, cantata in compagnia di Jimmy Buffett e sorretta dal piano di Dr. John. Le ballad The Going On e Let It Fly, la prima rock-oriented e la seconda dal sapore più meditativo (vi figura Nadirah Shakoor degli Arrested Development) anticipano lo strumentale Uberesso, mentre la ballad pop Universe chiude (anche grazie al contributo di Vince Gill) in chiave tenue un bel disco, certo non trascendentale, ma indubbiamente piacevole all’ascolto.

Voto: 7

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