Gianni Mimmo/Angelo Contini/Xabier Iriondo/Elda Papa/Agua Mimmo ‘Kursk_Truth in The End’

(Amirani records 2007)

«Alle ore 07.28.27 del 12 Agosto 2000, una misteriosa esplosione danneggia gravemente il sottomarino nucleare sovietico Kursk, appartenente alla Flotta del Nord. Le apparecchiature sismografiche norvegesi registrano la scossa, equivalente al potenziale di 100 kg di TNT. Alle 07.30.42 una nuova forte esplosione, stavolta equivalente a circa 1.500 kg di TNT. Il sottomarino, con a bordo (ufficialmente) 118 uomini, sprofonda in circa 25 secondi sul fondo, a -108 metri nel mare di Barents, inclinandosi di circa 60° sul lato sinistro ed insabbiandosi sempre più in breve tempo. Squarciati ed allagati almeno 4 compartimenti di prua, con il portellone per l’uscita di emergenza danneggiato: recuperi praticamente impossibili.»

Questa è la storia, nuda e cruda.
Il fotogramma realistico di un evento, senza filtri; la storia misteriosa di una tragedia, tristemente nota, che scaraventò in tutti i sensi il sottomarino russo K-141 nelle profondità del mare di Barens. Una discesa in picchiata, senza nessuna speranza di rivedere la luce, che si legge anche come declino profondo nelle cabine di monitoraggio del potere plutocratico. Il potere, il cosiddetto Big Brother, l’istituzione suprema che, come spesso la storia ci insegna, non sempre trasmette all’esterno i fatti con nitida chiarezza. Il Kursk rimane, e forse rimarrà sempre, un enigma. Non si saprà mai l’esatto modus operandi che diresse all’esplosione, come non si comprenderanno mai realmente i motivi per cui le stanze del potere rifiutarono a priori qualsiasi forma di aiuto che fosse esterna alla propria marina. Sorvolate precisazioni e dovute esequie nei confronti delle vittime, passiamo ad esaminare ora come in diverse occasioni, tragedie, catastrofi, ignoti misteri siano stati fonte d’ispirazione artistica in senso alato; in dei casi, predisposti a divenire veri e propri atti di denuncia, in altri contesti, slanci iniziali da cui trarre in seguito un esame più globale e generico dei cosiddetti ‘mali-sconosciuti’. Ci si ricordi, ad esempio, di misfatti nazionali come il DC-9, o la diga del Vajont che sono state rivissute nel tempo mediante pellicole e spettacoli teatrali d’autore, come quelli del celebre Marco Paolini.
Il dvd al vaglio, che vede scendere in campo l’Amirani, è nato e proseguito in più distinte riprese. In principio c’è un concerto; una performance realizzata nel 2005 dentro una chiesa di Piacenza, dove materie sonore moderne scolpite da Gianni Mimmo (sax soprano, voce, zenith L600 shortwave radio) Angelo Contini (trombone) e Xabier Iriondo (live electronics, processing, accurate mixing, additional sounds) mutano forma, divenendo successivamente ‘storyboard’ e spunto finale alla più compatta realizzazione di un massiccio lungometraggio. La sciagura del Kursk è ripercorsa e riproposta da un manipolo di temerari artisti che la immergono, sotto la generale maestria di un fare epico, dentro recondite voragini costituite da suoni e visioni di raffinata estetica contemporanea. La parte visiva è affidata parallelamente alla fotografia di Elda Papa e alla regia di Agua Mimmo, responsabile contemporaneamente di filming, editing, visual ensemble e authoring; oltre a Mimmo, si percepisce durante la visione anche una flebile quanto raccolta voce narrante in madre-lingua che porta a Davide Baldi.
Se il percorso su cui si direziona il film è costantemente sorretto da un mixage piuttosto spedito di immagini&video, trattati secondo tecniche artistico-manipolatorie molteplici (tendenti comunque tutte a ritrovarsi dentro un mood oscuro, appunto, da scenario marino), la cronologia degli eventi, nello sciorinare dei vari capitoli, è piuttosto lineare nel narrare i fatti con chiarezza e precisione. La colonna sonora, anch’essa, riceve notevoli cambi di tensione, con relativo aumento del nervosismo mediante ‘fastidiosi’ inserimenti dell’elettronica, che alla fine, formano una scultura di suono omogenea, insieme a sax e trombone.
Magnifico… straziante… vero… l’apice esplosivo raggiunto al calare dell’opera è un momento di rara bellezza, in cui l’idea della sofferenza, del rimanere intrappolati e inghiottiti dalle profondità del mare, è trasmesso con un tale senso di angoscia che invade dapprima tutto il corpo, finendo puntualmente per togliere il respiro.
Fa bene Gianni Mimmo che impiega parecchio del tempo a disposizione negli ultimi mesi, al fine di far conoscere maggiormente su ampio raggio, una produzione (rigorosamente indipendente) come quella di “Kursk”; un mio consiglio, che urlo ai quattro venti, è quello di far circolare una simile operazione anche nelle scuole, affinché ci si abitui sempre più ad affrontare e conoscere gli episodi del nostro tempo tramite ottiche diverse – e innovative – dai consueti clichè didattici, usurati dal tempo, ma ancora puntualmente impartiti.

Voto: 8

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