Francesco Venerucci ‘Tango Fugato’


(Dodicilune Dischi 2007)

Francesco Venerucci è un pianista e compositore romano piuttosto giovane ma già ricco di esperienze musicali importanti e diverse tra loro: egli ha composto brani per pianoforte e per vari ensemble cameristici; ha arrangiato su commissione musiche di altri compositori; si è esibito in formazioni di carattere jazzistico; ha tenuto seminari sulla musica di Astor Piazzolla. Tutte queste diverse sfaccettature della personalità di Venerucci sono efficacemente sintetizzate nel suo ultimo lavoro discografico, ‘Tango Fugato’, uscito quest’anno per l’etichetta Dodicilune. Come suggerisce il titolo del cd, il tango è una delle principali fonti di ispirazione del compositore romano: ne sono testimonianza il brano che dà il titolo all’album, nonché la presenza di una gemma oscura di Piazzolla, Milonga Picaresque, qui riarrangiata e suonata con grande raffinatezza. La lezione del maestro argentino va però ben oltre l’ispirazione “tanguistica”: Piazzolla fu un “revolucionario” poiché fece coraggiosamente incontrare la musica popolare argentina con altri mondi musicali, pervenendo ad una sorta di “musica limite” (secondo una nota definizione di Carlos Kuri) dove linguaggi apparentemente inconciliabili (il tango, il jazz, la musica classica del Novecento) trovano un inaspettato punto d’incontro. Ed è proprio questa la lezione che Venerucci fa propria, proponendo a sua volta una personale sintesi musicale dove l’improvvisazione jazzistica va di pari passo con la composizione classica, e dove la scrittura colta si intreccia con elementi popolari (non solo argentini: si ascoltino ad esempio Folk Dance e African Suite). La contaminazione però, per essere efficace, deve distinguersi tanto dalla sovrapposizione confusa di elementi eterogenei quanto dal freddo calcolo combinatorio. L’arte è apprezzata per la sua intima armonia e per la sua capacità di sedurre lo spettatore trasmettendogli stati d’animo altrimenti inesprimibili. Così è la musica di Francesco Venerucci: complessa ed equilibrata da un lato, spontanea e seducente dall’altro. A quest’ultimo aspetto contribuiscono tanto gli arrangiamenti eleganti (la formazione comprende archi, sax, clarinetto, pianoforte e percussioni) quanto soprattutto una ispirazione melodica genuina e inedita che innerva tutte le composizioni di Venerucci e che colora di una dolcezza sognante e lievemente malinconica alcune di esse, come Shamkat o A Kind of Green: brani che si imprimono immediatamente nella mente dell’ascoltatore per la loro capacità evocativa ma che allo stesso tempo invitano ad un ascolto attento e ripetuto.

Voto: 8

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