Andrew Violette ‘Rave’

(Innova 2007)

Andrew Violette è un virtuoso del piano, uno di
quelli seri.
Un minimalista, un massimalista, uno che ha
un’estrema visione romantica della vita, un torrente in
piena.
“Rave”, è stordente rovescio
atmosferico, 75 minuti d’ininterrotta esecuzione, tastiere e due
violini a tirar colpi forsennati verso il cielo.
22 sezioni che
coprono uno spettro sonoro che dal prog interseca scorie barocche, si
innerva di musica da camera ed induce in stralci d’estrazione
maggiormente sperimentale.
Un’ira di Dio in pratica.
Intimorente;
furente.
Eppure, eppure strada facendo la torrenziale cascata di
note che propone, qualche pezzo lo perde, la trance
agonistica che mette in mostra, spesso si accartoccia su se stessa in
un impeto d’assoluto che, se da un lato è la fonte originale
al quale attinge tale espressione stritolante, d’altro canto risulta
troppo protesa verso tal fine per non apparir (a tratti); piuttosto
sovralimentata.
Vortice mirabolante, senza dubbio (1); peccato che da
queste parti preferiamo esser più modesti nel desinar
quotidiano.
Opera imprescindibile per stati evocativi di gloria
perduta, è un grande, senza dubbio (2), ma l’universo al quale
questo “Rave” pare avvicinarsi di più, è
abitato da strane creature mutanti che si portano dietro stigmate
riconducibili ai più pesanti anni settanta, quelli dei tour
senza risparmio di mezzi, carovane di tir in viaggio, mega palchi e
pubblico adorante, martellamento strumentale ed asciugamano bianco
sul collo a fine esecuzione.
Scarlatti,
Chopin, Liszt, Cecil Taylor (un pelo),
Rachmaninov, Vangelis, chi più ne ha più
ne metta.
Musica che si muove in antri umidi, tastiere come refoli
di vento gelido; spazio esterno freddo spazio interno tendente al
freddo.
Un monolito, inesprimibilmente terrificante per me scimmia
primitiva, ogni significato scivola sulla sua superficie; lascia
tremanti di paura a guardar interrogativi il cielo stellato.
Troverà
estimatori infiniti in alcune galassie, in quella sporca e fetida da
me frequentata; francamente no.
Dategli un ascolto prima
dell’apertura portafoglio.
Vi ho avvertito.
(metto su i Cramps,
è una bella giornata; che cazzo ci faccio ancora in casa?)

Voto: 5

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