Neil Burger ‘The Illusionist’

Di Alberto Maroni

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The illusionist: fra magia e politica
“The illusionist” esce dopo 3-4 mesi del formidabile “The prestige” e non regge il confronto.

Il capolavoro di Nolan è un opera shockante, immensa, che ti incanta e ti lascia seduto a farti illudere e pensare, dove regia, sceneggiatura, prova d’attori, concorrono ad amalgamare un plot complesso e scintillante.
‘The illusionist’ non regge il confronto.
Il film di Neil Burger non è un capolavoro. Ha una buona fotografia (per tutto il film l’immagine sembra ricoperta da una sottile granella d’oro, anche nelle scene più scure) e una buona regia (canonica ma frenetica al punto giusto, che cerca di stare sempre al passo con gli avvenimenti del film, trovando man mano distaccati o partecipativi punti di vista), ma la sceneggiatura è di media fattura, e gli attori non sembrano dare il loro massimo come al solito (a parte una Jessica Biel in stile “settimo cielo” con una pronuncia di “Budapest “ spassosissima, da un Edward Norton e da un Paul Giamatti mi aspettavo sinceramente di più).
The illusionist non regge il confronto con ‘The prestige’, ma non per questo è un film da buttare.

Ci troviamo in una Vienna imperiale di inizio novecento,  trattasi della storia di un mago-illusionista (Norton), e del suo amore per un’aristocratica (Biel). I due che si conoscono in giovane età, condividono una tenera amicizia (ma dai… chiamiamolo amore…) per poi venire divisi dai soliti cazzoni imperiali, sai la solita storia di amore
ostacolato, “cheluiamaleieleiamaluimalorononvogliono”. Il nostro eroe viaggia per il mondo e diventa un mago bravo bravo,  lei invece è ben innestata nella nobiltà, tanto che si sta per sposare con il “PRINCIPE EREDITARIO” (forse la migliore prova d’attore del film). Norton fa furore con i suoi spettacoli, e proprio in uno di questi rincontra lei, come cavia per una sua magia. Ovviamente ri-scocca la scintilla, e i due si riamano alla faccia del “PRINCIPE EREDITARIO”che oltre a essere ereditario e cornuto, ha mire di sovvertire il regime del padre, per dominare l’impero austro-ungarico. I due vogliono fuggire insieme e tentano di architettare un piano, ma…COLPO DI SCENA! Il principe ereditario uccide Jessica Biel. Ovviamente non viene accusato il  principino, e Norton si incazza, ma non come si incazza in ‘American History X’, no, con classe e con l’uso dell’illusione… inizia a programmare spettacoli dove fa rivivere anime di morti, tra i quali, l’anima di Jessica Biel, cosi che da convincere il popolo della colpevolezza del “PRINCIPE EREDITARIO”. Fra illusioni e prove varie, il principe viene incastrato, e si suicida. E Norton? E la Biel? Scomparsi nel nulla…
Tutta la storia è tenuta in piedi dall’ispettore capo di polizia Paul Giamatti, presente quasi in tutti i momenti del film, come narratore, poliziotto corrotto, risolutore del caso, quindi redento dalla corruzione,e scopritore dell’ultimo colpo di scena finale… ops… non vorrei farmi uscire troppe parole… dovete pur vederlo il film.

E quindi? Cosa c’è di tanto speciale?
Quello che ho apprezzato di più del film è il suo insito seme rivoluzionario, democratico e spirituale. A parte il palpabile dell’amore interclasse ostacolato ma che trionfa, la cosa più interessante è forse la rappresentazione del contrasto fra il potere imperiale tirannico (il”PRINCIPE EREDITARIO”)  e il potere spirituale del popolo democratico (Norton e la Biel), il tutto sotto lo sguardo vigile di una giustizia traballante e in cerca di un suo posto più definito (Giamatti e la sua redenzione). Il potere guarda e cerca il trucco, il popolo crede nella magia, e vince, ma con l’illusione… e si, perché alla fine del film viene fuori l’idea che è solo con un trucco che si può sfuggire ai tiranni, gabbandoli, facendo il loro gioco, e incastrandoli con una giustizia redenta, si, ma su un illusione.

“The illusionist” non regge il confronto con “The prestige”, ma forse neanche l’aveva chiesto.

Nonostante tutto si regge bene anche da se.

Vediamo dove ci porta il trucco.

P.S.:(simpatico il tentativo finale di semicopia dei “Soliti Sospetti”, ma  lasciamo il cult lì dov’è, non siamo ancora paragonabili).

Voto: 6