VV. AA. ‘Meadow: Cottage Industries 4’

(Neo Ouija / Baked-Goods / Wide 2005)

Lee Norris ne piazza un’altra delle sue. Qui però non siamo dinanzi all’ennesima delle produzioni sotto vari moniker (Metamatics su tutti), ma troviamo la quarta raccolta compilata e data in pasto a (noi) famelici divoratori, sempre in attesa di qualcosa di nuovo dalla sua personale etichetta.
L’idea è sempre la stessa, combinare brani di musicisti emergenti con altri di artisti “di richiamo” per rendere la pietanza il più appetitosa possibile e dare la giusta visibilità al cd e all’etichetta stessa.
E così, accanto a giovani talenti già affermati nel mondo elettronico d’oltremanica (i vari Xela, Zengunder, Sense, Seven Ark, Pandatone) vediamo sfilare tutta una serie di nomi, fin qui sconosciuti, che in qualche caso dimostrano di non aver nulla da pagare nei confronti dei più titolati colleghi per brillare di luce propria.
Alle atmosfere rarefatte e ipnotiche della ambient comunque poco originale di The Open Directory Project spetta il difficile compito di introdurci all’ascolto, mentre la prima vera sorpresa arriva con By Now, primo dei due brani firmati Random Noise Productions inseriti nel cd. Fraseggi di chitarra acustica, struttura ritmica quasi assente e un moderato uso di effetti elettronici; un po’ gli stessi elementi che si ripetono in Dysjointed, che troviamo due tracce più avanti.
Zegunder si conferma a livelli altissimi, Ribat Soosim mantiene tutta la delicatezza delle sonorità già apprezzate in ‘Distant Birds? Thought they were leaves’ e inserisce una voce femminile in una raccolta quasi del tutto strumentale. Si fanno notare positivamente anche Julien Neto, Semuin e Maps And Diagrams (anche se di molto debitori ai Boards of Canada).
A chiusura non poteva che esserci il “figliol prodigo” Xela, partito proprio da una compilation ‘Cottage Industries’ (la n 2: ‘Annexe’), che con All the Water but the Books Were Dry firma un pezzo che ben rappresenta lo stile della Neo Ouija.
Uno spunto ideale per introdurre un ascoltatore fin qui distratto al bizzarro universo sonoro di Metamatics e della sua label; ma allo stesso tempo un gustoso assaggio di quelli che, nei prossimi mesi, diverranno i piatti forti dell’etichetta inglese. Per palati fini.

Voto: 8

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