Laghetto ‘Pocapocalisse’

(Donna Bavosa/Horror Vacui/Shove 2005)

Finalmente ritornano i bolognesi Laghetto con un nuovo album dopo “Sonate In Bu Minore Per 400 Scimmiette Urlanti”. “Pocapocalisse” (altro titolo da premio) esce tramite la coproduzione di 4 realtà underground: Donna Bavosa, Shove, Smartz, Horror Vacui. Confezione apribile dalla grande grafica (toh, pure il mio beniamino Dr. Pira!) come sempre. Dunque allora, parliamo un pò dell’album. Debbo essere sincero: forse da degli “schizofrenici” (pardon, “oligofrenici”) come loro, ci si poteva aspettare qualcosa di più (ma è lo stesso discorso che il professore fa al primo della classe, me ne capacito). Capiamoci bene: ‘Pocapocalisse’ è un album da ascoltare assolutamente anche perché i Laghetto sono tra i pochi gruppi ad avere realmente un’urgenza comunicativa (e a continuare, per lo meno idealmente, l’aulica tradizione hc italiana [vd. la citazione Kiniana in Avril Lavigne e il cantato sicuramente volutamente (se è italiano questo non lo so e non me ne frega) a-la Concrete di Amaritudinis)] e in quest’album [che pure c’ha dei momenti in cui ti spacchi dal ridere, vedi (anzi senti) ad exemplum Lebbra Is The Reason] striscia prepotentemente fuori la loro reale frustrazione (tipica HC) e la loro “incazzatura”, anche socio-politica se vogliamo (al contrario di ‘Sonate’). Tranquilli, la componente pazzoido-demenziale è sempre presente e spero mai li abbandonerà.
Bene, dopo questo prologo introduttivo, passo a parlare di ogni singolo pezzo utilizzando lo schema Titolo/Didascalia, ok? (chi tace acconsente).

Avril Lavigne
Meeeeeeeee… Meeeeeeeee… e poi un attacco noise-core contro la vacuità della generazione MTV (“quello che si può dire / quello che si può urlare è solo l’urletto whoooa!”) ma anche contro tutte le limitazioni imposte dal sistema (“impariamo a soffocare l’espressione personale limitandoci a fare quello che ci viene detto”), coagulando poi il senso di tutto il brano nello slogan finale: “La massa è pirla, non seguirla.”
Il Conguaglio
La teoria del piacere di Leopardiana memoria spiegata con parole (astruse) loro nonché come parodiare i testi urlati (e soprattutto i parlati dietro gli urlati) dei cosiddetti gruppi hardcore-punk impegnati.

Lebbra Is The Reason

Ottimo noise-core dalle linee cerebrali ma anche lettera immaginaria spedita ad Oriana Fallaci in cui viene fuori la natura schizofrenica caratterizzante i Laghetto. Divertentissimo questo tema del doppio: formalità/ipocrisia, atmosfera wave-darkeggiante/accessi incontrollati di cieca furia noise-core (aridanghete) devastatrice. Finale-elenco di malattie pseudo-immaginarie (“Pier Luigi Diaco”, ahahahahhahaha).

Hey-Yeh (palindrome song)

Trattasi veramente di canzone palindroma dal testo improbabile urlatissimo.

Amaritudinis (il mostro)

Boh..il testo dice una cosa ed è diviso in 2 parti (destruens e construens, Berchet se studiai bene quella lezione) e vorrei citarne un pezzo (“OK: il ballo è il nuovo tipo di oppio dei popoli. Il dancefloor per dimenticarsi che tutto va a rotoli e che dovremmo combattere ogni secondo della nostra vita per ogni centimetro. E’ necessario che il ribrezzo sia ancora vivo e che non ci si lasci assuefare dal peggio e non è possibile che il testo di una canzone punk non conti più niente.” ) ma in realtà trattasi di fanta-recensione (dell’album medesimo) decantata su una base ‘post-rock’ malinconica. Si continua con 4 diversi ‘movimenti’ in cui si alternano: schegge ultra-core, atmosfere rarefatte e momenti intimistici di Concretiana rimembranza (ricordate ‘Nunc Scio Tenebris Lux’?).

Per Un’Esistenza Umana Ecosostenibile

Il testo è una valida proposta per la salvaguardia di questo pianeta, musicalmente senza dubbio il pezzo più adrenalinico. Riffs cerebrali e neuropatologici come solo nella migliore scuola Botch. Mmmm, miele per i padiglioni.

Robi Dal Bosco Libero

Anthem acustico da cantare con gli amici attorno al fuoco, dedicato ovviamente al giornalista del famoso lancio. Ci lascia col quesito: “Ma perché quando c’è n’è bisogno, non c’è mai un’alabarda a disposizione?”.
Dell’ultima canzone non dico niente perché: 1) sto schemino m’ha rotto i ciglioni 2) mi sto dilungando troppo 3) non posso parlare proprio di tutto, tutto. Il titolo, quello sì però, ve lo svelo: Piovo.

Concludendo (come diceva Mike con la Bocchino) lascioVi una serie di chiusure classiche da recensione, scegliete quella che più Vi aggrada:
1) Consigliato. 2) Da avere. 3) Da ascoltare. 4) Notevole. 5) Bravi. 6) Bis. 7) Assaggialo. 8) Catturatelo. 9) Imperdibile. 10) Impossibile ignorarlo. 11) Eccolo. 12) Raccomandato. 13) Lottizzato. 14) Non restatene immuni 15) …e il naufragar m’è dolce in questo Laghetto.

Voto: 9

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