Albert Ayler ‘The Copenhagen Tapes’

(Ayler Records 2002)

Anno di grazia: 1964; formazione in quartetto: stellare; città: Copenhagen, naturale terra d’elezione per queste registrazioni prodotte dall’etichetta che porta il nome dell’immenso sassofonista figlio e traghettatore del free più viscerale e selvaggio, amico e continuatore per troppo poco tempo del percorso tracciato a forza di tappeti sonori di John Coltrane. Lo accompagnano in queste sessions registrate in settembre in parte al Club Montmartre e in parte alla radio danese, Don Cherry alla tromba, finissimo esecutore e compositore, naturale compagno di avvicendamenti sonici oltre ogni dire ed udire, Sunny Murray alla batteria e Gary Peacock al basso, compagni delle classiche sessioni per la Esp ‘Spiritual Unity’, ‘New York Eye And Ear Control’ e ‘Prophecy’ e inarrivabile macchina da ritmo con Murray naturale telaio interpretativo per Ayler. I pezzi scelti si susseguono senza sosta come Spirits in tre esecuzioni diverse ognuna un passo più in là verso la comprensione ultima, Vibrations o Saints o ancora Mother, a marcare il contatto ricercato/agognato e vissuto fino in fondo, lacerante e straziante di Ayler con lo spirito della sua terra come a tentare una comunicazione tra il qui e ora e il futuro e il passato, rielaborati nelle note del suo sassofono intrecciate con la tromba di Cherry, il drumming di Murray e il pulsare di Peacock, ideale ponte tra il suono e la vita. Un’esperienza catartica.

Voto: 8

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