Richard Kelly ‘Donnie Darko’

Eccolo il nostro eroe dall’iniziale doppia, Donnie Darko, che è vero, come gli dice la sua ragazza, che sembra il nome di un supereroe, e lui pronto risponde: “Chi ti dice che non lo sia?”.

 

 

 

 

 

Di Lucio Carbonelli

lucio.carbonelli@aliceposta.it

Ma cos’è, questo film?
Certo, è questa la domanda che ricorre più spesso durante la visione. È la puntata di una serie tv, un teen movie, una buona idea abortita, un film anni ’80, una presa in giro, un capolavoro, un buon film e niente più? Probabilmente è tutto questo insieme, ed è questo che lo rende un film di culto: ovvero un film che senza necessariamente essere bellissimo piace, e pure tanto, ma le ragioni di tutto questo culto quali sono? Beh, questo è un mistero; tuttavia da questo film ne siamo stati risucchiati anche noi, lo ammettiamo, e il perché non riusciamo a dirlo o, meglio, capirlo.
Sarà quell’atmosfera alla David Lynch, ecco il maestro a cui si può rapportare questo film, quelle musichette inquietanti che vanno a sonorizzare una certa scialba nonché squallida provincia (in realtà è Los Angeles, ma un L.A. assai provinciale) americana, quell’intrecciarsi tra fantascienza e horror, quegli strani personaggi, quell’alone di mistero inquietante che aleggia su tutto il film senza che accada nulla: ecco, questo film sembra proprio una puntata dilatata al massimo del serial culto Twin Peaks e probabilmente è questo che (ci) attrae.
In questo film, proprio come accadeva a Twin Peaks, la vita sembra scorrere tranquilla, tra sorrisi borghesi e noia adolescenziale, ma poi accade qualcosa di strano e il velo che copre tutta questa normalità viene squarciato lasciando intravedere l’orrore, la noia, la tristezza o quello che è.
Tutti muoiono soli, si dice a un certo punto nel film e forse questo film, tra le altre infinite cose, è proprio questa cosa qui: senza amore non vale la pena di vivere, non a caso alla festa si sente cantare love will tear us apart … e quanto amore girava a Twin Peaks? A occhio e croce potremmo dire tanto quanto ne gira qui, nella Los Angeles di Donnie Darko.
Eccolo il nostro eroe dall’iniziale doppia, Donnie Darko, che è vero, come gli dice la sua ragazza, che sembra il nome di un supereroe, e lui pronto risponde: “Chi ti dice che non lo sia?”.
Donnie è un adolescente introverso con problemi da schizofrenia (qual è la causa? La società o cosa?) a cui non piace tanto l’ipocrita mondo in cui vive e perciò lo sfida dicendo mestruazioni a tavola e chiamando anticristo lo stupido guru new-age; Donnie ha 17 anni, l’età in cui tutti sognano di distruggere il mondo, solo per vedere l’effetto che fa, o per cambiare le cose chissà; Donnie è in cura da uno psichiatra e prende delle pillole che gli causano delle strane allucinazioni; Donnie ha un inquietante amico immaginario che gli predice la fine del mondo e gli fa fare delle cose, Frank un nero coniglio gigante che però non ha niente di dolce e carino come ci si potrebbe aspettare da un coniglio.
Tutto ha inizio con la prima volta che Donnie vede Frank, è lui che lo attira fuori casa e così facendo gli salva la vita; il reattore di un aereo precipita in camera sua (senza alcuna spiegazione plausibile, visto che non c’è traccia dell’ aereo) e se lui fosse stato lì, a letto, sarebbe morto di sicuro, e invece no, Donnie si risveglia in mezzo alla strada e non capisce nemmeno perché. Donnie continuerà a prendere le sue pillole e a incontrare Frank, anche al cinema, dove gli mostrerà delle cose: cose già avvenute o cose ancora da avvenire? È da qui che nasce la confusione, nostra e di Donnie, confusione aumentata dalla lettura di un libro (inesistente?) riguardo certi eventuali viaggi nel tempo e relativi universi tangenti: il tempo in questo film scorre veloce, lento, mai normale.
È per questo che la fine arriva improvvisa e inaspettata e certo non aiuta alla chiarificazione del tutto, anzi se possibile, ingarbuglia ancor di più la faccenda; una frase, però, ci è rimasta impressa in testa, una frase forse nemmeno tanto importante, buttata lì per caso dalla ragazza di Donnie, quando racconta dei suoi genitori: certi hanno la tragedia nel sangue dice; chi è che, ad un certo punto della sua vita, non necessariamente nel tempo adolescenziale, non ha sentito di avere la tragedia nel sangue?
Donnie Darko siamo noi, e forse, in una qualche parte di un universo tangente, continueremo ad esserlo, per sempre.

http://www.donniedarko.com/