Le Loup Garou

Tre Recensioni E Un’ Intervista Per Le Loup Garou.

E’ successo così: nel database di kathodik quattro fanatici ammiratori di codesto gruppo hanno caricato tre recensioni e un’intervista. Io che ho fatto? Un articolo! Sta a voi weblettori dire la vostra. Intanto leggetevi questo.

 

Prima Recensione

A VOLTE TORNANO…

Dall’86 sempre in azione, incuranti delle rigide regole della società dello spettacolo e delle sue finte mode importate, fedeli a se stessi a qualunque costo, ultimi eredi italiani della forza oscura, LE LOUP GAROU tornano dopo 3 anni di silenzio con un nuovo capolavoro: CAPRI APOKALYPSE! Storie pulp-horror ironiche ed inquietanti, nella cornice di un esilarante Hollywood Monster Party nel castello di Frankenstine. Come al solito è vano tentare di descrivere a parole la loro musica o, ancor peggio cercare di infilarli in qualche cassetto/genere tanto caro ai commercianti di musica. Vi basti sapere che il disco è dedicato a due grandi star del cinema Hollywoodiano, anche se si tratta di due star fallite: Bela Lugosi e Ed Wood! E sotto le 13 canzoni che compongono questo lavoro unico si può ascoltare spesso la voce di Bela che recita nei film di Wood.
Una sola raccomandazione…. non ascoltatelo con la luna piena!

Malachi Castali
ganga60@hotmail.com

voto 10

 

Intervista di Francesco Lucca

Col loro settimo album ‘Capri Apocalypse’ Le Loup Garou tornano dopo tre anni trascorsi, come al solito, a suonare sui palchi di mezza Europa ma anche a scrivere e interpretare pièce teatrali e a inventarsi i più svariati espedienti pur di far circolare idee. Ecco il resoconto di una chiacchierata al calar di una sera napoletana, su un terrazzo dei quartieri spagnoli, rivelatasi sin dalle prime battute piena di spunti non convenzionali.

D:Qual è l’idea intorno a cui ruota Capri Apocalypse?
R:
Eravamo tutti e tre a Capri, io (Francesco Prota, ndr) Carine e Tottolo. Ci intrufoliamo in una festa esclusiva nel vecchio castello medievale al centro dell’isola, l’Hollwood Monster Party con Dracula, la Mummia, il Barone di Munchausen e zombie di ogni tipo. Festa inventata per favorire la crapula e la copulatio da una persona di cui non possiamo svelare il nome. Si comincia anche a ballare una danza, la Apocalypse Dance. Alcuni mostri educati e gentili ci offrono da bere un cocktail verde molto forte, che si chiama Capri Apocalypse. Perdiamo conoscenza e ci risvegliamo tutti legati, con la famiglia Addams che ci frusta. Di qui, l’idea di raccontare in un disco l’esperienza caprese.

D: Tra i “mostri” c’era anche Roy Paci, giusto?
R:
Sì, Roy suonava la tromba in quest’orchestra di mostri che eseguiva la Apocalypse Dance, ci siamo conosciuti in quella occasione ed è nata una stima reciproca che ci ha portati alla collaborazione.

D: Cosa sono i Neapolitan Surfers?
R: 
La filosofia è promuovere ciò che non segue la logica oleografica da cartolina partenopea, tutto ciò che non corrisponde e quello che i media raccontano su Napoli. La descrizione che i media fanno del mondo è totalmente falsa, fuorviante e malefica ed è orchestrata da persone ignote. I Neapolitan Surfers danno una descrizione del mondo diversa da quella che viene fatta di solito dagli organi d’informazione, cosa che facciamo da sempre come Le Loup Garou.

D: E’ riduttivo dire che siete un gruppo musicale, così come affermare che siete una compagnia teatrale, cito i Nani Nudi e i Barillaz solo per fare un esempio.
R:
Ciò che conta è l’approccio. Proporre un mondo che non è quello imposto da questa società comporta problemi di ogni tipo. Noi cerchiamo con gioia l’ostacolo, lo consideriamo fonte di evoluzione individuale. Lavorare con l’arte a 360 gradi attraverso musica, teatro, poesia è una forma di allenamento efficace per mettere in movimento quella capacità di interpretare la realtà in maniera creativa. Il coefficiente tra stimolo esterno e creatività, e non solo quando si fa arte ma quando si vive tutti i giorni, va assolutamente incrementato perché è l’unico lavoro che ha senso fare.

Nelle antiche società tribali lo sciamano doveva essere una guida per la comunità, che aprisse un varco per spezzare il dialogo interno e facesse toccare almeno ogni tanto quella parte che è in ognuno di noi e che chiameremo per convenzione ‘spirito’. Questa figura oggi non c’è più. A noi interessa lavorare incarnando quel tipo di esigenza, che è poi una esigenza umana. Ovviamente, non esistendo più la coscienza della necessità di quel ruolo, non ci aspettiamo che qualcuno ci paghi.

Non lo facciamo per qualcun altro ma per compiere un percorso interiore, altrimenti si finisce come in Dogville. Un numero enorme di persone viene controllata da un numero minimo di persone attraverso una serie di siringhe anestetiche multimediali. Ma ciò che mi sconvolge è che la democrazia è la forma di governo più perversa e deleteria che esista, perché non sai neanche con chi prendertela. Come faccio a sapere chi è che architetta questo gioco? Il bello è che ti danno anche la sensazione di scegliere attraverso elezioni in cui si vota scegliendo due candidati in sostanza uguali.

Del resto, citando Noam Chomski, il potere sta altrove, non tanto nella classe politica quanto in quei trecento che gestiscono le multinazionali…
Con la rivoluzione industriale si è ritenuto di poter dire che siamo uomini moderni civili e democratici, sulla base del fatto che abbiamo inventato un mucchio di cose utili come i raggi X e la bomba atomica, quando invece secondo noi una cultura si fonda sul ‘sentire’, se non c’è più il sentire, non c’è più civiltà. Sostituire migliaia di anni – in cui l’uomo aveva creato un modo di sentire che funzionava bene – con gli ultimi duecento anni della rivoluzione industriale non è possibile. Il mondo di oggi è molto presuntuoso perché pensa che questi ultimi duecento anni valgano qualcosa in confronto alle migliaia di anni delle antiche civiltà.

D: Nel manifesto dei Neapolitan Surfers si parla delle quattro siringhe anestetiche: tv, cinema, radio, stampa. Dove collocate il metamedia Internet? In che misura modifica le possibilità e i limiti della percezione in campo artistico?
R:
Internet è senz’altro un mezzo per la circolazione libera di notizie. Da questo punto di vista è un ottimo strumento. Per un giovane artista è ugualmente un veicolo per diffondere le proprie opere in posti dove sarebbe impossibile giungere senza una distribuzione tradizionale. Ma attenzione a non chiudersi troppo nelle proprie camerette con l’illusione che si comunica col mondo. Sempre meglio salire su un palco e toccare con mano le persone per una comunicazione umana

 

Seconda Recensione

Le Loup Garou
Capri Apocalypse
Polo Sud PS 049

Genere: Non definibile
È uno dei dischi più intelligenti degli ultimi anni: 48 minuti di un cocktail esilarante, geniale, dissacrante, paradossale. Questa la sintesi per il settimo album dei Loup Garou. Mostri in scatola, Frankenstein pret a porter, Famiglia Addams per tutte le stagioni, Dracula, mummie e godzilloni di varia natura che escono fuori dalle note e dall’elaborazione di nostri incubi migliori. Un titolo che, a detta degli autori, prende spunto da un’avventura –che pare- realmente avvenuta in quel di Capri, in una festa in maschera a soggetto. Il concept album riprende lo schema di Rocky Horror e altre avventure sexy-monster. Anche alcuni titoli del disco appaiono a sfondo sessuale, come Barbebleu E Genevieve , Zoo Be Zobe Zoove Between Monsters),e El Matador, sembra grazie alle ispirazioni delle performances sessuali con la nuova fidanzata di uno dei componenti del gruppo. Un genere variegato di suoni e atomosfere che vanno dalle rumbe, alle citazioni coktail, alle situazioni hollywodiane, ai ritmi di esame, sparate alla Mano Negra e molto altro ancora, come alle atmosfere della canzone melodica italiana anni’ 60, come in Narcotizzami. Un pop melodico alla Buscaglione da struscio e pomicio bondage, dai testi hard: “Se mi vuoi se mi desideri legami e narcotizzami, ma non dire mai ti amo… dimmi invece le brutte parole che hai sentito nei film dell’orrore…”. Grandi intuizioni musicali, come The Mummy (Goes Party), sull’aria delle chanson francesi e variazioni tzigane sul tema con i testi che propongono trame in francese, italiano, spagnolo e inglese nelle tredici canzoni del disco con traccia fantasma di rigore, El Matador.

Alex Saccomano 
giovanni.calamaio@libero.it

voto 10

 

Terza Recensione

LE LOUP GAROU  ‘Capri Apokalypse’

Non so se sia capitato anche a voi – ve lo auguro – di ascoltare un disco e sentire di dover davvero ringraziare chi lo ha realizzato per quello che le vostre orecchie hanno occasione di sentire. È quello che mi sento di fare ogni volta che riascolto questo ‘Capri Apokalypse’, cosa che tra l’altro negli ultimi tempi è accaduta con un’alta frequenza.
I destinatari fisici di questo mio ringraziamento sono Carin Jurdant, Francesco Prota e Tottolo Stefanelli, in arte Le Loup Garou. Già le loro biografie romanzesche (o romanzate) varrebbero un bel po’ di righe, ma vi basterà sapere che dopo una serie di circostanze, chi dal Belgio, chi da Praga e chi da Soccavo si sono incontrati in quel di Napoli e da lì sono ripartiti per portare al mondo la loro pazza musica.
Aggettivo utilizzato con tanto affetto, quel “pazza”. Perché se la loro musica sfugge da semplici definizioni (dio li benedica), i risultati di questa sono degni di inchino – perlomeno quando il ritmo permette la stabilità di ginocchia e bacino.
Canzone d’autore francese? Musica danzereccia anni ’60? Fiati mariachi e sapore tex-mex? Inutile voler riportare a un “già sentito” quello che si sta ascoltando, vale piuttosto la pena descriverne lo spirito.
‘Capri Apokalypse’ è dedicato al signor Ed Wood e a “tutti gli uomini che hanno avuto il coraggio di seguire i loro sogni”. È insomma un inno alla fantasia gioiosa, all’innocenza e al contempo all’oscurità di cui erano fatti i vecchi b-movie dell’orrore.
Se l’omaggio diretto al “peggior regista del mondo” e al suo attore-feticcio Bela Lugosi si trova nell’inserimento tra una canzone e l’altra di brani recitati dal secondo nei film del primo, lo spirito del disco e i suoi testi sono pregni di quei mostri già partoriti dalla mente folle (o geniale. Citando “Le Lycanthrope”, “One is always considered mad when he discovers something than others cannot grasp!”) di Wood e da lui cullati su celluloide.
E il bello di questi testi è che sono strettamente poliglotti. Francese, spagnolo, inglese e italiano si incontrano e si mescolano per raccontare le loro storie allegramente macabre. È splendido poi il modo in cui i tre Loup Garou, che partecipano tutti attivamente alle voci, giochino con le varie lingue e accenti, e con il bel accostamento tra la fresca voce di bambina di Carin e il timbro profondo da chansonnier di Francesco e Tottolo.
Per non parlare poi di quel che fanno con gli strumenti, ottimi musicisti al servizio di canzoni divertentissime, allegre o cupe o dolci o grottesche o anche tutto insieme. Ci sono arrangiamenti che sono uno spettacolo, ai quali partecipano anche Cris Della Monica, Massimo Sacchi, Osvaldo Costabile, Lello Natale Smith e l’onnipresente Roy Paci.
Di parole per descrivere le canzoni di questo ‘Capri Apokalypse’ ce ne vorrebbero davvero tante e, credetemi, sarei pronto a usarle tutte. Ne parlerei per ore, ma mi limiterò a dirvi che nel disco passerete dalla “traditional Capri dance” di Apokalypsa all’ironico convegno di mostri di Hollywood Monster Party, dal sassofono ammaliante di Ne Dormez Pas alla dolcissima Zoo Be Zoo Be Zoo, dalle drammatiche atmosfere mariachi di L’Homme Ombre e Bouquet De Sangre all’”italian western” oscuro di Le Petit Ballon. E ancora l’affascinante dichiarazione di Barbebleu Et Genevieve, lo scienziato pazzo accompagnato dalla musica balcanica di Le Lycanthrope, la storia della romantica mummia che finisce in un festino orgiastico di The Mummy (Goes Party). E per concludere le eccentriche richieste d’amore di Narcotizzami – accompagnate da una memorabile tromba con sordina di Roy Paci -, il ritmo sciogli-anca di La Nuit De L’Orbit, la battaglia degli animali contro i Voladores e infine la grottesca ghost-track.

Mi sembra di aver raccontato poco più di un paio di dati soggettivi, mi sono davvero dovuto trattenere. Come dicevo, potrei parlare per ore di questo piccolo gioiello d’album che è ‘Capri Apokalypse’, già entrato a far parte dei miei dischi preferiti di sempre. Uno spettacolo, uno spettacolo a cui sono grato di aver assistito. Faccio ammenda per non aver mai avuto modo di incontrare prima i Le Loupe-Garou nella loro ultradecennale presenza sulle scene e porgo loro un lungo applauso di cuore.
Manifestazioni sincere di entusiasmo a non finire insomma, e ancora un grazie per tutto questo!

Baccardi Giovanni
baccardi@hotmail.com

voto 10

Per contatti:

http://www.leloupgarou.org