Surveillance Society Fanzine

Che Cos’E`? Una Fanzine Indipendente Che Parte Nel Maggio 2002, Un Collettivo E Un’Etichetta Discografica Autogestita (Death Paradise Autoproductions).

 

Di Marco Braggion

taffey6977@yahoo.it

Con ritardo inizio a scrivere due parole sul progetto Surveillance Society. Che cos’e`?
Una fanzine indipendente che parte nel maggio 2002, un collettivo e un’etichetta discografica autogestita (Death Paradise Autoproductions).

Il progetto nasce per “abbattere il potere dell’elite/ideologico del distacco e della superiorita` dei vari Media spersonalizzati”. In che modo? Inserendosi nel sistema per destabilizzarlo. La scelta si traduce nella produzione di cd (provvisti di bollino Siae). Si entra a far parte della licenza Siae per i seguenti motivi:
1. “vendendo per corrispondenza ci saremmo dovuti fidare troppo di chi fosse l’acquirente per non incappare in tristi sorprese”;
2. “l’unica maniera per stampare Cd originali in qualita` DDD e non copie masterizzate e` di appoggiarsi ad aziende specializzate che producono il famoso “Master Glass”. Sono aziende per l’appunto autorizzate dalla Siae e che senza “foglio di via” della stessa non inizierebbero la stampa”.

Nel secondo numero si dice che “La quantita` e` per la merce: viviamo bene anche senza di essa, giuro.”(sic!)

Per il resto le fanzine che ho letto (i primi due numeri) contengono recensioni di concerti, di visioni di film e appunti per un dibattito politico.

La proposta sembra abbastanza confusa. L’etichetta entra nel sistema per cambiarlo, dice di voler puntare alla qualita`, ma poi i cd vengono venduti come in un qualsiasi negozio. E’ strano che si entri nell’uso delle licenze Siae. Perche` non se ne esce (dal secondo numero: “Chi dichiara ingenuamente come noi di voler fare controcultura forse deve rivedere un po’ di cose, tra le quali usare le parole giuste ed efficaci. Ora il termine per chi fino a qualche tempo fa diceva di fare contocultura si riduce nell’essenziale informazione. Solo esposizione dei fatti null’altro”) semplicemente? Ci sono molti modi. Uno di questi potrebbe essere l’uso di licenze libere (vedi Creative Commons e affini). O la creazione di un sito/portale dove scambiare files musicali e non.

Entrare nel sistema per cambiarlo da dentro sembra veramente difficile o quasi impossibile. Soprattutto per una piccola etichetta di musica elettronica come la DPA. Probabilmente quello che serve e` una maggior consapevolezza. Le major sono (state) destabilizzate dal file sharing e dal peer to peer. Probabilmente lo sharing della cultura (e quindi il non licenziare il proprio materiale a licenze ‘chiuse’) è l’”arma” o l’input migliore da usare.

I CD allegati alle fanzine sono electro-drones che sembrano uscire da qualche hard disk della Raster Noton o della Rephlex. I suoni sono molto essenziali e in un certo senso sporchi. Electro industrial trance underground a tratti sconfinante nell’ambient, un po’ pesante per la monotonia. Mi sono piaciute in particolare le tracce n. 4 di PV – Immaterial (Product) e n. 8 (Contempling the Effect) di PV – Immaterial 2.

Le recensioni e le segnalazioni o gli articoli nelle fanzine sono godibili, ma mi e` sembrato mancare il sostrato teorico dell’azione. Probabilmente dal terzo numero in poi le basi teoriche sono state spiegate e/o riviste in maniera piu` efficace.

Da Boston e da un America sempre piu` Bush-affiliated, mi piace vedere come nascano e si sviluppino queste realta` indipendenti. Vorrei che ci fosse però una consapevolezza d’intenti maggiore che non faccia pensare a gesti di protesta senza capo né coda.

(Tutte le citazioni sono prese dai primi due numeri di ‘Surveillance Society’.)

Per informazioni: deathparadise@katamail.com
Per pubblicare sulla fanzine: plasticviolence@katamail.com