Lillayell

Chiacchierata col trio toscano dedito a trame
soniche e strutturate: il loro ultimo album pubblicato dalla spigolosa
Psychotica Records merita un approfondimento

L’intervista che segue queste righe riguarda i Lillayell, formazione nata a Pisa nella primavera del 2000 come quartetto – con una voce femminile, Luciana, e un demo all’attivo, “Accordanervi” – e divenuta un robusto trio dopo alcune traversie nel novembre 2002: il gruppo è composto dal chitarrista e cantante Giampaolo Qqru, dal bassista Tommy e dal batterista Vanni (i primi due responsabili del progetto “anticipatore” dei Lillayell, denominato L.W.E, il terzo già con esperienze nei Veronica Voss e nei Mind Vortex) ed ha prodotto un CD-R dal titolo “The Way We Reached The Hi-Fi” e l’esordio omonimo con la Psychotica Records, uscito nell’ottobre 2003. La musica creata dai tre strumentisti si muove in spazi piuttosto dilatati ed intellettualmente complessi, pur mantenendo un accentuato impatto emotivo e fisico e un alto volume sonico; la voce è usata quasi sempre come arricchimento delle trame inconsuete dei Lillayell, che uniscono vari elementi degli ultimi vent’ anni di “rock alternativo” in modo assai personale e sicuramente non derivativo. 

 

1.     Ascoltando l’intro di “Beyond the Red Sun” mi è sembrato di sentire i
Gang of Four dopo un intensivo corso di addestramento condotto da Steve
Albini, ma poi il pezzo si dilata e scarta verso una sorta di psichedelia
sonica. Come è nato questo brano?

Vanni: E’ il brano più vecchio tra tutti quelli del disco, è stato scritto
da me (batteria) e da Tommy (basso) mettendo insieme frammenti di idee che
ci risuonavano in testa da qualche tempo, in particolare l’apertura della
seconda parte per noi è pura magia, è lo scorrere del nostro flusso di
incoscienza concretizzato attraverso una serie piuttosto ragionata di
saliscendi. Beyond the red sun è solitamente il pezzo con cui apriamo il
nostro live-set, è come dire: “eccoci, se riuscite a superare questo primo
ostacolo forse c’è speranza di arrivare a comprenderci fino alla fine!”

Tommy: Il brano è nato, come al solito, in modo del tutto
“spontaneo”…quindi dentro ci può stare di tutto…ma, sinceramente, non
avevo mai pensato ai Gang of four(!). Quando componiamo non pensiamo molto
al risultato finale…ci buttiamo e via…poi solo alla fine ci guardiamo
indietro e tiriamo le somme.

2.     Mentre “Four” mi è sembrato in certo modo più “umanista” e meditato.

V: Sebbene in generale le cose le scriviamo tutti e tre insieme
improvvisando e poi cercando di concentrare l’attenzione su ciò che
riteniamo più interessante, c’è sempre una differenza di fondo tra i brani,
a seconda di chi sia stato il primo a fornire uno spunto per cominciare,
Four dunque che è probabilmente la più “melodica” tra tutti i brani
dell’album, è nata da un’idea del Qqru (chitarra, voce) il quale
probabilmente pensava di dedicarla a qualcuna delle sue donne…

T: Si. Spesso il qqru (voce/chitarra) propone certi riff alquanto
melanconici e melodiosi…noi accettiamo volentieri, perchè la melodiosità
rientra nel nostro dna (tràllallero tràllallà..)..come del resto la
meditazione, ma non solo…come ho detto prima amiamo anche la spontaneità.

3.     Più in generale, che rapporto avete con il “formato canzone”? Ovvero,
amate più la “forma” chiusa o quella aperta all’improvvisazione?

V: Ho risposto implicitamente prima a questa domanda, nel senso che ci piace
molto improvvisare, i brani dei Lillayell sono pieni di fratture in cui
ognuno è libero di andare dove gli pare seppur attraverso dei codici che ci
permettono di ritrovare la via perduta. Questo per quanto riguarda il modo
in cui scriviamo e suoniamo, poi ognuno di noi ascolta talmente tante cose
che è difficile stabilire se ci piaccia di più un’approccio rispetto ad
un’altro. Io personalmente sono un’amante della forma canzone, sia che siano
i Beatles, i Pavement, Madonna o i Sonic Youth.

T: Direi entrambi…con una leggera inclinazione verso l’improvvisazione
vera e propria, oppure più meditata a volte addirittura “carnale”,
intimista…ma ogni tanto la “forma-canzone” ci aiuta a ritrovare la retta
via.
4.     Il vostro approccio alla musica è di tipo “intellettuale” (studiate
gli strumenti e la musica in generale, si ascoltano molti CD e vinili ecc.)
o “fisico” (importanza assoluta del suonare insieme)?

V: Nessuno di noi studia lo strumento che suona pertanto non ci consideriamo
dei musicisti in senso stretto…sicuramente la nostra forza è il suonare
insieme ormai da quasi quattro anni.

T: Di nuovo entrambi…come capirai siamo in bilico tra due (o più..) modi
di rapportarci alla musica suonata ed ascoltata…(i nostri dischi spaziano
dai King Crimson ai Colossamite fino ad arrivare ai Godspeed passando dai
Butthole Surfers..)… rimaniamo cmq orgogliosi autodidatti, quindi
favorevoli ad un approcio più che altro diretto e personale.

5.     Se vi definiscono un gruppo math rock passate alle maniere forti o
annuite compiaciuti?

V: Mah, anche se questo potrebbe sembrare un po’ snob, ai Lillayell non
piacciono le definizioni, non ha senso essere definiti math-rock se la
nostra musica ha veramente poco a che fare con i Don Caballero (il gruppo
per cui tale parola è stata inventata), piuttosto a me piace quando qualcuno
ci dice che siamo cerebrali. Ho sempre inteso la musica non come un
sottofondo al quotidiano ma come qualcosa da far penetrare sotto pelle e nel
cervello, pertanto apprezzerò molto chiunque vorrà dedicare un’ora del suo
tempo a concentrarsi nell’ascolto del nostro disco.

T: Direi “annuiamo compiaciuti”…anche se etichettare esageratamente non mi
attira più di tanto…ci sono delle correnti e sottocorrenti, forse noi
rientriamo nel semplice gruppo “alternative rock” o “noise-rock”.

6.     Leggendo la vostra scheda di presentazione, mi è sembrato di intuire
un rapporto non proprio idilliaco con i cantanti e più in generale con la
voce (di cui però non fate a meno). È un’impressione corretta?

V: Diciamo che l’avere un cantante può essere o no un punto di forza a
seconda di quello che suoni, i Lillayell sin dall’inizio hanno scritto i
pezzi solo con i tre strumenti base, pertanto il fatto che l’utilizzo della
voce sia così sporadico è una scelta non consapevole, probabilmente il
nostro tentativo di risultare un po’ più intelleggibili.

T: Esatto. Abbiamo lasciato Luciana perchè ci siamo resi conto che non
eravamo più di tanto compatibili…abbiamo intrapeso due strade diverse.
Abbiamo provato ad essere strumentali ma la voce è rientrata: evidentemente
ne avevamo bisogno. Inoltre il qqru sa usarla in modo per niente invadente,
innocuamente direi….e questo ci piace perchè abbiamo trovato il giusto
compromesso

7.     .Avendo tra le mani il “PO BOX 52.2” della Wallace Records vedo che
il “Nowhere Studio” ha sentito e visto in azione anche gli Slope e Il Cane
Celeste. Mi pare di capire che a Pisa e dintorni faccia capo una discreta
comunità avant-post-neoprogressive-rock.

V: Alessandro del Cane Celeste (ma soprattutto dei Comfort) è un caro amico
che l’anno scorso si è inventato la possibilità di creare una non-scena
sull’asse Pisa-Livorno, attraverso la pubblicazione di una compilation dal
nome “15 Italian Dishes” (anche i Lillayell erano presenti) che era una
sorta di resoconto su quanta buona musica ci fosse confinata nelle cantine
in un posto come la Toscana che offre veramente pochi spazi a chi non suona
covers…

T:  Può darsi…sinceramente a me non pare prorio. Gli Slope sono di
Livorno…e il Cane celeste sono gli stessi Comfort…in realtà a Pisa la
situazione è un pò “stagnante”. Prevale un pò più il rock ‘n’ roll rispetto
ad altri generi.

8.     A proposito, qual è il vostro rapporto con la “tradizione” (vicina o
lontana, rock o free)?

V: Abbiamo tre diversi modi di relazionarci al passato, non fosse altro per
questioni anagrafiche (io ho dieci anni dieci più degli altri), comunque ti
ripeto che ascoltiamo tonnellate di musica spaziando dal pop all’ambient,
dal noise al progressive, al jazz, alla musica classica. Penso che tutto
questo in qualche modo si rifletta in quello che suoniamo.

T: Credo con tutto quanto sia musica di qualità e non semplice “merce”.

9.     Descrivetemi la vostra attività concertistica (avete un furgone? Dove
vi “ospitano” più di frequente? Nei concerti suonate composti come jazzisti
della Blue Note o schiumate rabbia come Iggy Pop nel 1974?).

V: Non abbiamo suonato ancora tantissimo dal vivo e per lo più in zona
tranne un paio di apparizioni in Puglia, ora che è uscito il disco dovrebbe
sbloccarsi qualcosa ma sicuramente c’è da starci dietro parecchio. In ogni
caso sul palco siamo parecchio affiatati e propenderei per la seconda che
hai detto!

T: Purtroppo ancora non abbiamo un furgone ..possiamo solo noleggiarlo dai
nostri amici Zen Circus o semplicemente andare con i nostri mezzi. Per
quanto riguarda il tipo di locale forse prediligiamo la versione “Iggy
Pop”…dato che rabbia ne abbiamo a sufficenza.

10.  Parlatemi del vostro rapporto con la Psychotica Records (quanto è
importante sapere di non essere “soli” nel proporre un progetto certamente
non accomodante? In concreto, come vi aiuta l’etichetta?)

V: Il rapporto con Psychotica records è nato fondamentalmente dalla stima
reciproca tra Lillayell e Logan (con cui abbiamo talvolta diviso il palco)
oltre che dall’amicizia che lega me e Michele (boss della label) da ormai
lunghissimi anni. Fondamentalmente Psychotica Records si propone di essere
un punto di riferimento per chi dalla musica vuole essere “disturbato”, ecco
quindi che il nostro “non accomodante” progetto ha ivi trovato la giusta
collocazione! Apparte gli scherzi, Michele ci ha aiutato a stampare il disco
e soprattutto si sta muovendo tantissimo per promuoverlo e per trovare dei
distributori anche all’estero. Al momento copie del nostro disco stanno
circolando oltre che in Italia, anche in Belgio, Francia e Inghilterra.

T:  Per noi Michele è stato fondamentale non tanto dal punto di vista
economico, ma appunto perchè sappiamo di non essere soli…e cmq ci ha
sostenuto per dare alla luce il nostro “sogno-debutto”, che aspettavamo da
una vita…(quasi perdevamo le speranze..!). Inoltre, da solo (o quasi),
promuove discretamente l’etichetta in Italia e all’estero…trovando
addirittura distribuzioni in Belgio, UK e Francia (oltre che in
patria..)…..non è cosa semplice. Quello che lui sta costruendo è qualcosa
di veramente importante e gli dobbiamo almeno tutto il sostegno che
possiamo. Lo ameremo sempre alla follia….!

Marco Fiori