Ultraviolet Makes Me Sick ‘Soundproof’


(Camera Oscura-2002)

Gli Ultraviolet Makes Me Sick sono l’ennesima band da accreditare in quell’orgoglio nazionale all’estero che vanta già più di un nome di spicco. La fiducia dell’austrialana Camera Oscura è ben ripagata dal quartetto italiano con un’ottima prova di maturità all’insegna di un nient’affatto scontato linguaggio post-rock. Nessuno si preoccupi però. Il campanello d’allarme, alla luce delle ultime prove non certo esaltanti di mostri sacri quali Ui e Shipping News, per loro non scatta. Le qualità ci sono e la scrittura anche e sono ben esibite senza timori referenziali di sorta. Come non rimanere piacevolmente incantati dai ritmi sghembi e onirici di Milk e quelli, via Tortoise, di Faye ? Sono proprio i maestri di Chicago l’illustre termine di paragone da utilizzare, soprattutto preso atto della ricchezza di atmosfere evocative ed esotiche (on the way back). Per chi ama le situazioni più infuocate non c’è comunque da temere: non si trovano solo soavi atmosfere nella musica degli UVMS ma c’è anche lo spazio per improvvisi sussulti e derive noisy, basta solo arrivare alla fine del disco (le conclusive she used to dress in a pale red e once again turale; perché chi scrive non certo la parte migliore del disco). Un ottimo album, in definitiva, dalle strutture essenziali ma efficaci, che trovano il loro punto di forza nel taglio e nel sapore cinematografico che attraversa tutto il lavoro (su tutto bad ideas trapped in empty bottles) e che ce li fanno posizionare una spanna al di sopra di altri gruppi nostrani come i ridondanti Giardini di Mirò ma anche di certe quotate band straniere (vedere alla voce Mogwai).

Voto: 7

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Autore: agguato@hotmail.com