The Eaves – ‘The Eaves’

(Ace Fu – 2003)

E’ risaputo quanto al giorno d’oggi una discussione circa il significato del termine “pop” sia destinata a non approdare mai ad una conclusione. Nel momento in cui ci si trovi a dover dare un’idea di quali sonorità siano contentute in un disco, indiepop, noisepop, dreampop, shoegazer (e chi più ne ha, più ne metta) risultano essere definizioni stereotipate, le quali il più delle volte dipendono dalla sensibilità dell’ascoltatore e che raramente sono in grado di dare un’idea precisa del suono di cui si tratta nella fattispecie, tanto sono labili i confini tra l’una categoria e l’altra, tanto sbiaditi appaiono ormai i caratteri distintivi di ciascuna di esse.
A darci l’ennesima conferma di quanto tutto ciò sia vero, viene una nuova ensemble americana, The Eaves, il cui omonimo e, diciamolo subito, strepitoso cd di debutto si pone quale ennesimo manifesto di come ormai il “crossover” sia la regola quando si tratta di fare musica pop e il “pigeonholing” sia invece la cosa più insulsa quando è il momento di scriverne e parlarne.
La straordinaria bellezza delle sette tracce contenute in questo cd, sta, infatti, tutta qui: nel loro combinare con estrema naturalezza sonorità che solitamente vengono prese in considerazione individualmente come “tipiche”: dal 4AD sound dei Pale Saints al Postcard sound (tipo Aztec Camera e Jospeh K) e C-86 (Bodines), dall’indiepop per eccellenza di casa Creation prima maniera da un lato(Felt e Wake) e quello targato Sarah/Shinkansen dall’altro, al Creation sound di fine anni Ottanta (My Bloody Valentine – ti pareva!), senza tralasciare altre icone, quali Smiths, Go-Betweens, Chameleons, House of Love e Kitchens of Distinction.
Brano dopo brano e, all’interno di ciascun brano, nota dopo nota, tutto questo si rincorre e sussegue, intrecciandosi, sovrapponendosi, fondendosi, separandosi e ricomponendosi in modo meravigliosamente armonico. Un’estasi di melodie e timidi rumori, di eteree voci e ritmi pulsanti in modo discreto, che ci fa apparire chiara quella che forse è l’unica verità a proposito di che cosa sia il “pop”, e cioè che questo costituisce una realtà che fa del suo non dimenticare nè rinnegare mai il proprio passato lo strumento fondamentale del proprio cambiamento e della propria innovazione.
Semplicemente sublime.

Voto: 10

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Autore: acrestani71@yahoo.com