Valina ‘Vagabond’

( Trost/2002)

Parte bene “vagabond”, secondo disco degli austriaci Valina. Comes the horsehead thinker è un pezzo che si sviluppa secondo una trama complessa e dalle avvolgenti cromature nonché caratterizzata da forti reminiscenze slintiane. Segue una seconda traccia (Dance to your job) che combina un’ottima struttura post-rock a un cantato “pop” davvero molto efficace soprattutto nel ritornello. Questi primi due brani sono a mio avviso i migliori del disco. Da qui in poi prende piega un post-rock alla 90 Day Men, vagamente math, che spinge molto sull’accessibilità delle parti vocali in puro stile emocore, sulla scia di gruppi quali q and not u e Faraquet, ben fatto anche se non certo eclatante, che alterna passaggi più melodici (ship to escare) a momenti di classico indie-rock (director’s clowns), ad altri dove il gruppo gioca su atonalità di pura marca slowdime/dischord (st. petersburg me cannibal , air edna, yo yo yo & so many cowboys); spicca soprattutto il bellissimo intreccio chitarra-tromba in the akrobat 36.
Un disco ben fatto, dicevamo; forte di una produzione pulita e scremata da inutili orpelli del sempre-verde Steve Albini, ma comunque derivativo.

Voto: 7

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Autore: agguato@hotmail.com