Michel Doneda/Pierre-Olivier Boulant ‘Sopranino/Radio’

(Fringes 2003)

Doneda è figura difficilmente inquadrabile nel panorama europeo, è
musicista acuto che ha collaborato con nomi importanti quali Coxhill, Zorn
e Van Hove solo per citarne alcuni, ed è sicuramente uno dei personaggi
centrali della scena francese; potrebbe, in qualche maniera, esser già un’artista
appagato dal suo lavoro ed invece di lui stupisce proprio l’ansia costante che
lo porta a ricercare sempre nuove soluzioni; nell’apparente e caparbio tentativo
di spostare continuamente la sfera dell’udibile un pelo più avanti.
Nel lavoro in questione con Pierre-Olivier Boulant la tensione creativa dei due
si dipana attraverso la ricerca del particolare infinitesimale lungo l’arco di
63 frammenti microscopici ed una lunga composizione di circa 40 minuti per un
totale di 63 minuti di alieno ed atonale viaggio lungo territori che spesso lambiscono
terre frequentate dagli Nperign, ma con un’atmosfera narcotica che mi ha
ricordato in altri ambiti l’operato dei Coil sotto la sigla Time Machines.
Ma più che un viaggio nella dimensione temporale classica, questa assomiglia
ad una discesa per impervie regioni spinali che beneficerebbero sicuramente del
plauso di Ballard. Nei primi 63 frammenti ad opera di Pierre-Olivier Boulant
disturbi sibilanti di radio e piccole, quasi miniaturizzate, microfonature di piatti
che girano a vuoto si scontrano con leggeri sbuffi e rimbrotti di sax stravolto
creando un’onda lunga ed oscura che produce strani effetti sulla psiche dell’ascoltatore,
il senso di mistero è incombente e maestosamente presente come nelle migliori
rappresentazioni naturalistiche di Alan Lamb. Nell’ultima chilometrica
traccia Doneda prende saldamente fra le mani il timone ed allora il suono si rimodella
guadagnando in calore ed umanità riavvicinandosi idealmente alle sfere
free che ci si attende ma senza assolutamente stravolgere il percorso svolto
per arrivare fin questo punto, e forse stupisce ancor di più in quanto
dopo tanta presunta negatività (o sarebbe meglio definirla chiusura
autistica
) emerge lo spettro ghignante di un sorriso, che per qualche breve
ed intenso istante; si ricollega pacificamente allo spirito libero di Ayler.

Voto: 7

Link correlati:www.fringesrecordings.com