Subtropics Vol. 1 : ‘Breath’


Nell’ ambito dell’avanguardia e dell’improvvisazione la città di Miami
da circa tredici anni ospita il Subtropics Festival, rassegna poco conosciuta
dalle nostre parti ma fra le più importanti del settore.
Il festival con coerenza unica promuove un’opera di accostamento tra figure seminali e talenti emergenti in quella che si rivela essere una scelta a dir poco stordente per l’enorme varietà e qualità di stili. Nelle
proposte degli artisti forse per colpa del sole e delle spiagge del luogo si riscontra una incredibile predisposizione all’ironia ed alla rilassatezza esecutiva,
qualità che eliminano ogni rischio di noia garantendo oltretutto un’elevatissima attitudine comunicativa.
Possiamo immaginare gli archivi digitali del festival come uno scrigno e difatti cosi si rivela essere ora che la Elegua Records ci concede la possibilità
di beneficiarne. L’operato dell’etichetta in questo caso è uno di quelli che si ricorderà a lungo, sia per l’incredibile lavoro grafico svolto che trasforma il supporto in una piccola opera d’arte sia per l’enorme qualità dei singoli brani. In questo volume che speriamo essere il primo di una lunga serie si vanno ad esplorare le possibili connessioni fra suono e voce, in un caleidoscopio senza fine che troppo presto si esaurisce nell’arco di 60 minuti lasciandoci a bocca aperta.
La lista dei personaggi coinvolti è da pesi massimi, John Cage, Alvin Lucier, Gustavo Matamoros, Jon Gibson, Earle Brown ed altri ancora in una girandola di situazioni godibilissime quanto caustiche.
Nella prima traccia Robert Dick introduce adeguatamente il tema con un lungo assolo di flauto trattato e respiro circolare che somiglia più ad un’eccesso di riso che ad una pratica seriosa ed accademica. Divertente ed adeguato.
Jon Gibson nella terza lunga traccia è assolutamente esilerante e struggente nel suo assolo di sax soprano con contorno di latrati di cani e fischietti, la possibile trasposizione sonora di Otto e Mezzo di Fellini; malinconico ed in pieno dissesto emotivo eppure ancora capace di sorridere.
Poi arriva lo strepitoso e ripeto strepitoso brano di Needle and Sony_ Mao.
Che dire di questo, provate ad immaginare il miglior Aphex Twin, aggiungete una punta di scuola Residents, spruzzate di Verto di Fennesz e lasciate cuocere al fuoco lento dei Faust.Non dimenticate però di aggiungervi l’olivetta sotto forma della voce di Samantha Fox che a loop solca l’orizzonte. Fantastico e degno della scuola di San Francisco, Snakefinger è ad un passo.
Poi poi poi, Gustavo Matamoros e Robert Gregory nella bambinesca e deforme ‘Crypsis’, un rincorrersi divertito di voci che potrebbe provenire sia dai Pere Ubu più disfatti che dai Laddio Bolocko più ispirati.
Ed ancora lo splendido brano di Alvin Lucier, forse il migliore della raccolta, un’onda oscillante pura come il cristallo che induce alla riflessione; uno spaccato di paradiso probabilmente. Pietra preziosa.
Il sipario di questo primo volume viene calato in maniera adeguata da un vecchio signore che si chiamava John Cage, brano datato 1991 di sola voce che
parrebbe a prima vista un’esercizio di canto armonico ma successivamente si risolve in una barzeletta sporca raccontata da un muto. Bello.
Che altro dire, opera di valore assoluto.
Da possedere senza alcun dubbio in attesa del secondo volume.

Voto: 9

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