Gene ‘Libertine’

(Sub Rosa 2002)

Carriera stilisticamente altalenante per i Gene, tra le raffinate leziosità pop del vecchio “Drawn to the Deep End” e albums in qualche modo più diretti e ‘rockish’ style come il precedente buon “Revelations”. Lo stile che piega e allunga le gambe sull’altalena per spingersi, la qualità che sorride spensierata andando giù per lo scivolo.
Al fan che è (era?) in me, ho dovuto spiegare che la vita non è fatta di sola musica, che ci sono i figli, le riunioni del partito laburista, lo stress post-tournee e che l’esistenza di Martin Rossiter e soci non poteva certo fare eccezione… (ma alla fine ho dovuto promettergli – e con quale faccia dio mio – che ci saranno presto nel suo futuro altre lucenti promesse guitar pop, incontrerà altri sound e vivrà altri sogni… il tutto sotto il suo sguardo poco convinto… queste storie aveva cominciato a sentirle già con “Revelations” dopotutto)…
“Libertine” è niente più che una collezione di ballads mid-tempo dove l’onnipresente suono delle tastiere (Steve Mason riceverà un caché ridotto per i suoi parsimoniosi e timidi contributi chitarristici?) e l’ipermelodico usignolo Rossiter tentano disperatamente di avvolgerci in un mondo glamour ormai alienato in sé stesso. Di ottimo livello l’iniziale Does He Have a Name? non fossero i suoi oltre sette minuti complessivi e l’interminabile coda ‘sviolinante’; tutto sommato buona la scintillante Is It Over? se non arrivasse troppo presto ad ammorbare un album non certo ‘decollato’; semplicemente stupenda Yours for the Taking se non finisse per costituire una rarissima eccezione all’interno dell’album (terribilmente controproducente poi il suo ricordarci che ‘quelli’ erano i barlumi dei veri Gene). Il resto non va oltre il livello di B-sides ripescate per umana pietà da un annoiato produttore ansioso di portare a termine le scadenze contrattuali.
Gli ormai usurati paragoni con Morrissey e la sua storica band vengono inevitabilmente meno (mettereste mai la pur gradevole e ‘smithsiana’ Walking in the Shallow vicino anche al peggior brano prodotto negli ’80 dal quartetto di Manchester?)…
Martin Rossiter ha dichiarato poco prima dell’uscita dell’album che su “Libertine” ci sarebbero state ‘canzoni che vi faranno piangere e altre che vi faranno ridere’… e ha splendidamente mantenuto la sua drammatica promessa.
Ma come glie lo spiego ora al fan che è in me che il pianto ha a che fare con la nostalgia e che il riso ha a che fare col ridicolo?… o era proprio questo che intendeva Rossiter e sono stato io a fraintendere?…

Voto: 5

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