intervista ai Plaid- festival Dissonanze -Roma (Petralata) – 30-03-2001

Parla l’altra metà dei Plaid (Andy Turner), tra i talenti chiave dell’etichetta di Sheffield Warp e della scena post dance in generale:

La musica di casa Warp ha rappresentato un momento fondamentale per l’elettronica di ultima generazione e può essere considerata come una scena nella scena, caratterizzata da una cifra stilistica che accomuna tutti voi artisti che ne fate parte – prevedete un futuro ancora prolifico per queste musiche o iniziate ad avvertire una certa monotonia?
Per quanto mi riguarda io ed Edward scriviamo musica che a noi piace e che ci fa divertire, perciò non ci interessa molto l’aspetto commerciale o se le cose che facciamo possano piacere o meno, semplicemente pensiamo a divertirci ed è da questo approccio che traiamo i migliori risultati, quelli che ci soddisfano di più. Fortunatamente in generale siamo molto liberi nelle nostre scelte, ci danno carta bianca e penso sia questo il punto di forza di etichette come la Warp – ovviamente siamo contenti quando otteniamo un buon riscontro di vendite e di critica come è successo fino ad adesso.

Siete stati tra i maggiori ispiratori di molta elettronica dei ’90, addirittura c’è chi mette la vostra musica tra i primi impulsi di tutta la faccenda drum’n’bass. Ritenete azzardate queste considerazioni o siete d’accordo?
(ride divertito) In generale dico di no, non riteniamo di essere stati gli ispiratori di nulla, riconosco che molte cose d’n’b erano molto vicine alla nostra prima musica, in particolare per quello che riguarda i ritmi, però a quei tempi c’erano diversi artisti che facevano un lavoro similare al nostro, anche prima di noi, quindi non ci riconosciamo assolutamente nel ruolo di precursori.

Mi sembra che l’ultimo disco dei Radiohead sia stato in parte influenzato dalle cose della Warp. Addirittura ho scritto sulla recensione di “Kid A” che la base della traccia Idioteque sembra essere uscita da un vostro set, ritieni azzardata anche questa analogia?
So che ai tempi della stesura di “Kid A” Tom Yorke era molto interessato alle cose degli Autechre, ho letto anche delle interviste a riguardo – per ciò che concerne il paragone con Idioteque ti posso dire solo che conosco il signore che ha curato tutte le faccende artistiche di “Kid A” (Nigel Godrich suppongo), il quale ci ha riferito che durante il periodo di stesura di “Kid A”, nelle sessions in studio dei Radiohead, si ascoltava spesso musica tratta dal nostro ultimo album, al di la di ciò non ritengo che ci abbiano copiato e comunque anche se fosse, sono estremamente rispettoso riguardo a questo modo di porsi nei confronti della musica – fare sampling di cose altrui non vuol dire assolutamente mancanza di creatività, tutt’altro – anche noi abbiamo fatto campionamenti di cose altrui nel passato ed il risultato è stato ottimo e diversissimo dalle matrici iniziali. Credo inoltre che “Kid A” abbia solo un pezzo che si avvicini alle attitudini della musica elettronica e non ho capito perché tutti pensavano che fosse un album elettronico.

Qual è la musica che vi interessa di più adesso?
Attualmente sono particolarmente interessato a quello che scrive il mio partner (Ed Handley), nella fattispecie alle sue ultime composizioni, per il resto trovo carino l’ultimo singolo di Missy Elliott.

Progetti per il futuro?
Il prossimo album, quello che verrà dopo l’imminente “Double Figure”, lo vorremmo registrare in surround su dvd con delle cose visuali accanto – ci vorrà un po’ di tempo però questo è il nostro progetto più importante per il futuro.

Vittorio Marozzi