AA.VV. ‘Lunch with A Bouncing Space – Vol. II’

Due sono le città americane di cui sono follemente innamorato e dove mi sono quindi recato più di una volta (e dove prevedo, o quantomeno mi auguro, di fare ritorno al più presto): Austin, Texas e Portland, Oregon. La ragione è semplice: laggiù c’è una sacco di musica che attende di essere scoperta e ascoltata.
Tuttavia, se questo è un fatto risaputo per quel che riguarda Austin, la quale da tempo è una delle capitali della scena alternativa (e non solo) americana (basti pensare all’annuale festival South By Southwest , la cui edizione 2002 si è appena conclusa), altrettanto non può dirsi per Portland, che solo negli ultimi anni è prepotentemente salita alla ribalta del panorama musicale d’oltreoceano, con un rigoglioso fiorire di gruppi ed etichette.
Tra queste ultime s’inserisce la giovane A Bouncing Space, piccola casa discografica nata per iniziativa del pure giovane Jamey Gray, prolifico artista a trecentosessanta gradi (pittore, fotografo e musicista), originario del North Carolina, studente a Brooklyn, e ora residente in quel di Portland.
A Bouncing Space è nata quando Jamey ancora viveva nella Grande Mela, quale tape label il cui obiettivo era principalmente quello di promuovere i progetti solisti dello stesso Gray (99Cent Dream e Gessy), ma che già con la raccolta “Lunch with A Boncing Space” si era prodigata a mettere in luce altre piccole e interessanti realtà provenienti da varie parti degli U.S.A. (Sauvie Island Moon Rocket Factory, Hall Monitor, Dandelion Clocks, Alan Wiley).
Trasferitosi a Portland dopo aver terminato gli studi, sul finire dello scorso anno Jamey ha deciso di compiere un salto di qualità, passando al formato digitale e inaugurando il nuovo corso con la seconda puntata della poc’anzi menzionata compilation.
Con dodici canzoni in tutto, questo cd si spinge anche al di fuori dei confini americani, ospitando una band australiana, i sempre adorabili Hydroplane che con la delicata ed eterea “New world of sound” elevano l’ascoltatore ad un’altra dimensione; due complessi svedesi, quali Moonbabies (“Serpentine/epileptic” è superbo shoegazer allo stato puro) e Hunnypal. (“Memory of a late night promise” è il titolo del loro contributo, a metà strada tra power pop e new wave inglese primi anni Ottanta), e una gruppo inglese, gli Shy Rights Movement (ensemble capitanata da Mark Ritchie, noto anche per essere il fondatore della d.i.y. label KAW ), che in “Inside of me” aggiunge ricami spaziali alle sue tradizionali sonorità folk-pop/rock-wave.
Altre formazioni che per l’occasione fanno la loro prima comparsa sull’etichetta sono gli eccelsi Lesola , dal cui pop psichedelico ci lasciamo piacevolmente addolcire l’esistenza già da tempo e che qui propongono una brillante cover di “Catch” dei Cure; i maestri trip-pop Burnside Project con “Scratch (goes the dj)”; Ross and the Hellpets , con il maturo e accattivante guitar pop di “It’s enough” (gli Hellpets sono la nuova band di Ross Beach, già membro anni addietro di Neutral Milk Hotel e Gerbils); The Silver Screen (altro progetto di Eddie Garcia, già parte del primo volume con lo pseudonimo di Hall Monitor) con “Responsive bull” e, infine, i J Church , la cui “You’re on your own”, con il suo punk incendiario scuote all’improvviso l’atmosfera per qualche minuto, cogliendo di sorpresa l’acoltatore.
Vengono poi ospitati nomi che erano stati a suo tempo protagonisti della prima puntata: Dandelion Clocks (“Closing time”, semplice e strepitoso indiepop intimista fatto di sola chitarra e voce femminile), Sauvie Island Moon Rocket Factory (“Old salt”, registrato dal vivo) e, naturalmente, 99Cent Dream , ossia lo stesso Jamey Gray, con “Nominal friends”, elegante brano pop, intenso e agrodolce, dai contorni orchestrali.
Fanno da cornice al tutto una splendida copertina e un’originale press-release articolata, in armonia con il titolo della compilation, a mo’ di menù, all’interno del quale ciascuna delle canzoni contenute nel cd coincide come una portata e come tale viene simpaticamente presentata e descritta.
Oh be’, ho parlato a sufficienza. Non so a voi, ma a me è venuta una gran fame. Accomodatevi con me a tavola e servitevi pure. Jamey è un bravissimo cuoco, ve lo garantisco.
Garantisco.

Voto: 9

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Autore: acrestani@telemar.it