(For 4 Ears 2008)
“Shoot’s Huft” di fondo è noise
puro.
Baumgartner, con intrusioni stropicciate di drones
plumbei, qualche (credo) concretismo lasciato a penzolare nel vuoto
e, una scrittura generale piuttosto elegante; riesce comunque a
portare a casa la posta in palio.
In confronto ad uscite analoghe,
pare quasi musica classica.
Una ridda di ipotesi in continua
mutazione (al confronto…).
L’ascolto casalingo qualche
problemino lo genera in realtà.
Se ne apprezzano le oasi
statiche, la ciclicità aerea tendente al sereno (la calma
prima del diluvio).
I disastri che si avventano sulla struttura
invece; paiono leggermente fuori registro.
Mazzate soniche corrose
digitalmente che, sinceramente rompono le palle non poco.
O paion
casuali; o son tendenti al ciclico rimbombante.
Un gioco che vive
di contrasti forti, di umoralità; di scarto improvviso.
Il
problema rimane però, sempre lo stesso; perché uccidere
l’ascoltatore?
Eppure, è lui che apre il portafoglio e
tira fuori delle cartine sudate niente male.
Un minimo di rispetto
in più?
Ma si ha proprio tutta questa necessità del
pubblico di settore?
La leggera increspatura ambient che innerva
l’intero lavoro, lo porta a distinguersi nel diluvio brufoloso da
produzione universitaria via laptop.
Per farne parte basta poco
però.
Delle correzioni di rotta sarebbero auspicate.
Uno
dei lavori più deboli usciti ultimamente in casa For 4
Ears.
Peccato.
Chi si incazza mentre prepara la camomilla
serale ci dia un ascolto.
Voto: 5
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