David DiChiera ‘Letters & Fantasies’

 

(Innova 2017)

David DiChiera (1935) è un affermato compositore americano di origini italiane, non solo attivo come musicista ma anche come organizzatore: è stato il primo direttore generale della Michigan Opera Theatre, a conferma del suo interesse (peraltro, anche musicologico) per il melodramma. Se dovessimo sottostare alle categorie di moda, dovremmo definire DiChiera come compositore neoromantico, o comunque del tutto lontano dalle avanguardie che hanno attraversato il secolo scorso. Tuttavia, ascoltando gli interessanti Four Sonnets (1964/1965), su testi di Edna St. Vincent Millay, non è impossibile riconoscere la lezione vocale e melodica che viene dai compositori primonovecenteschi vicini all’espressionismo, seppure in DiChiera il tutto risulti più morbido e sinuoso, con un ricorso stemperante alla consonanza. Il trattamento della voce assume caratteri più ansiosi e raggelanti nelle tre liriche di Black Beads (1969).
È modernissima, invece, la resa teatrale, che ricorda la grande stagione delle songs americane (Bernstein, su tutti). Toni più intimi, passionali e persino simbolistici permeano invece le pagine pianistiche e da camera, che sono nettamente più interne a un ideale comunicativo: la recentissima Ballade (2008) per pianoforte e la più lontana Fantasy per violino e pianoforte, che gioca chiaramente su temi wagneriani e tristaniani.
A restituirci un utile portrait di DiChiera è una serie di giovanissimi interpreti: Ivan Moshchuk al pianoforte, il soprano Angela Theis e il mezzosoprano Annalise Dzwonczyk, il baritono Matthew Konopacki, cui si affiancano il bravissimo Yury Revich al violino, Berthold Brauer alla tromba e Aleksey Shadrin al violoncello. Il risultato è senz’altro da premiare: DiChiera in qualche modo continua una tradizione lirica che in Europa ha subito un incauto isolamento.

Voto: 8

Marco Gatto

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