Ludwig Van Bologna ‘L’arte della fuga’

(Skank Bloc Records 2014)

Piccolo inciso: consiglieremmo a tutti gli sfasciati cantori di questa
Italia dolente, tra i quali possiamo ascrivere anche i Ludwig Van Bologna (in sostanza i transfughi parigini Lapo Boschi e Luca Mariani, con altra gente attorno), di ascoltare con attenzione “Non siamo mica gli americani” di Vasco Rossi – anno di grazia 1979, ben prima della sua ascesa in un “pantheon” tanto economicamente redditizio quanto artisticamente raggelante – e in particolare il brano La strega (la diva del sabato sera), ottima lezione di malessere e torbidezza in musica.
“L’arte della fuga” vorrebbe anche/appunto essere un colpo nello stomaco, un pugno sferrato da un cantautorato rock a basso profilo e ad alta distorsione (cfr. Idea balorda, peraltro brano più che decente); musica “beat” per morti viventi (Le parole e le cose), “chanson” da Umberto Bindi in discarica (Axolot (K397LVB)). Avrebbero voluto essere Gino Paoli, avrebbero voluto essere i Depeche Mode o i Velvet Underground (cfr.Niente).
Copertina e CD molto ben curati.

Voto: 6

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