Montauk ‘Montauk’

(Seahorse 2013)

Quelle rare volte che ascolto la radio in macchina, rimango stupito e schifito dei continui tentativi di far sembrare cool il pop effimero e sterile degli anni ’80, ma ci fosse un cane che dicesse che negli anni ’80 ci sono stati anche gli Husker Du e che dalla fine di quel decennio prese vita uno dei gruppi più importanti della storia dell’indie: i Fugazi. Per fortuna che ogni tanto c’è chi ha metabolizzato, valorizza e attualizza il lato sano di quella decade e di quella successiva.
In Italia almeno due gruppi si stanno muovendo in quella direzione: i Fine Before You Came e i bolognesi Montauk.
Ebbene si, i Montauk si esprimono con l’emo-core e hanno come punti di riferimento i gruppi citati, oltre ai prodromi del post-rock.
In poco meno di mezz’ora il quartetto ci regala sferzanti ed aggressive schegge di indie-noise (Da quando non siamo più), alternate a momenti malinconici (Il bruco), cantati nello stile deiMassimo Volume, come anche sperimentali ed intensi (Song no tomorrow), vibranti (Nessuno partirà) e martellanti (Il mondo).
Esistenzialismo e lo scorrere della vita, con un approccio malinconico sono i punti di forza della scrittura dei testi.

Voto: 7

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