Mount Kimbie + M+A Live

@ Bronson, Ravenna Domenica 12 Dicembre 2013

 

Di Marco Paolucci                               Foto di Michele Massetani

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Dopo vari preparativi e riflessioni il vostro Kathodik Man decide di andare a vedere i Mount Kimbie al Bronson con una folta componente di concittadini. La folgorazione sulla via di Damasco era venuta qualche tempo addietro grazie all’ascolto di ‘Cold Spring Fault Less Youth’, il loro secondo album uscito quest’anno, che era risuonato parecchie volte sul piatto del vostro. Da qui la decisione di un approccio dal vivo. Arrivati per tempo,

ci ambientiamo culinariamente e ci prepariamo al concerto. La serata si apre con i M+A, nella vita Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, che, freschi del loro nuovo  album uscito per la Montreme Records ed intitolato ‘These Days’, si dilettano in una dance pop frizzante e “schioppettante”, a tratti un po’ all’acqua di rose, che allieta come aperitivo l’attesa dei Mount Kimbie. Il duo londinese composto da Kai Campos e Dom Maker questa volta si presenta in trio, aggiungendo alla formazione un batterista, in vista probabilmente di una “poppetizzazione” della loro musica. Infatti delle loro origini dubstep, almeno per la critica caratterizzanti gli esordi, durante il concerto si avvertono sprazzi e ricordi, in un processo di “fluidificazione pop” che i nostri avevano iniziato a compiere già da ‘Cold Spring Fault Less Youth’. La scaletta

snocciolata per tutto il set comprende brani tratti dal primo album ‘Crooks & Lovers’, infatti iniziano con Carbonated e Before I Move Off, alternati ad

altri tratti dal secondo lavoro, come Home Recording, Fall Out e So Many Times, So Many Ways. Alla fine del set, che dura per circa un’ora e mezza, l’impressione che ne deriva è quella di aver assistito ad un bel concerto di dance pop music, con momenti più intensi (grazie alla memoria dell’album da studio) contrapposti ad altri più frammentari, che fanno ballare ma non pensare al fatto che a tratti i nostri assomigliano a tante altre band in circolazione e non mostrano quei caratteri distintivi del suono Mount Kimbie.  Quindi che dire, riflessioni in tasca e via verso casa. In conclusione un ringraziamento allo staff del Bronson.