Laura Copiello ‘Nina’

(Blue Serge 2013)

Ricordare e scandagliare quaranta anni d’arte (complessa,
personale e vibrante, ben oltre il semplice aspetto musicale), non è
impresa semplice.
Sondarne gli abissi, le altezze, la capacità
di miscelare generi disparati, di viver una rabbia spesso trattenuta
a stento, cantando, lottando, fra umane debolezze ed infinita
passione per il prossimo, è faccenda da far tremare i
polsi.
Son dieci anni che Nina Simone ci ha lasciato.
La
padovana Laura Copiello non si limita ad omaggiare.
“Nina”,
è opera di rilettura, verticale e personale, che incorpora
brani originali e grandi interpretazioni della sacerdotessa
afroamericana.
Non limitandosi ad un grottesco esercizio
emulativo.
Ne emerge una vena soul, profonda e rispettosa,
calibrata dal vivo lungo un percorso di cinque anni, sviluppato in
compagnia del pianista Claudio Conforto.
Una limatura
continua, un rileggersi su carne viva (la propria), interrogandosi ed
esponendosi.
Tredici brani che sfilano emozionando.
Don’t
Let Me Be Misunderstood
, il traditional Black Is The Colour,
la terra bruciata di Nina, Four Woman, Strange
Fruit
, Mississippi Goddam, Come Ye.
Per la
maggior parte del viaggio in duo (voce e piano), Danilo Gallo
(basso), Moulaye Niang (voce e percussioni) e Dudù
Kouate
(percussioni), ad aggiunger colori in alcuni passaggi.
Se
ne ottiene un’insieme, che non è semplice ricordo
sbiadito, o peggio, opera che ci costringe a mostrar i pugni al cielo
per la rabbia.
Da queste parti, c’è grazia e
amore.
Alcuni, la chiamano vita.
Bravissima Laura!

Voto: 8

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