Francesco Ciminiello/Michele Sanna ‘The sound is shining’

(B-Side 2012)

Traendo spunto dal titolo voglio subito iniziare la recensione con un semplice aggettivo, splendido, dal packaging, con il cd che riproduce un mini vinile e irrobustito da esaurienti e ultra dettagliate note, alla musica contenuta. Opera prima del compositore e chitarrista Michele Sanna in coppia con il percussionista Francesco Ciminiello, entrambi con un background e una formazione accademica, il lavoro esplora e reinterpreta partiture di artisti dell’avanguardia contemporanea, gli italiani Mario Garuti e Michele Sanna per finire con le ‘Variations II’ dell’immenso John Cage. Queste le premesse, che farebbero pensare ad un’interpretazione ortodossa e imbellettata di frammenti di contemporanea, non che ci sarebbe qualcosa di male, ma i risultati perseguiti e raggiunti sono differenti. L’esecuzione del duo risulta molto dinamica e fresca, lambisce sponde quasi rock. Rock nel senso di essenza scarnificata dello stesso, grazie all’uso massiccio di feedback chitarristico che aleggia su buona parte della durata del cd: spasmi dilatati, caldi, lucenti ed evanescenti che s’infilano nelle fessure dell’impianto percussivo. Rarefatta e dilatata l’esecuzione di Ambiance, brano di Mario Garuti, introdotta da un feedback ipnotico che poi attenuandosi scopre una tavola di calma su cui s’illuminano e si oscurano spot di vibrafono, via via più flebili e sottili, attorno ai quali la chitarra crea della interferenze circolari. Un brano strutturalmente semplice ed elegante, in cui gli spazi vuoti tra un suono e l’altro ne magnificano e amplificano la bellezza. Più concitato Omeofanie di Michele Sanna, con nuclei percussivi caracollanti che si alternano e/o scontrano con una chitarra ora nervosa, ora placido feedback allungatissimo grazie all’utilizzo dell’archetto elettronico. Gli ultimi minuti del brano sono eccellenti nel proporre un’atmosfera carica di tensione, di isterismi e improvvise distese. Arriva per ultimo il brano di John Cage, uno dei manifesti della musica indeterminata, “composto” ricorrendo alla randomizzazione mediante l’utilizzo del libro divinatorio dell’I-Ching, e qui diviso in cinque parti molto diverse tra di loro. Come accade nelle migliori interpretazioni delle opere di Cage siamo in presenza di luoghi enigmatici, mai risolti, che indagano sul puro suono, sull’interazione tra manifestazione e percezione, tra presenza ed assenza. Colpisce particolarmente la prima parte per la sua totale indefinitezza, astrazione e utilizzo di suoni, scricchiolanti, strascicati, sbuffati, stiracchiati, provenienti da sorgenti non ben definite (le note parlano di cartone, polistirolo, teglie…). L’ultimo spezzone è invece caratterizzato da una chitarra impazzita, carica di convulsioni lunari e da suoni tesissimi perennemente sul punto di rottura.

Voto: 8

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