Marvin ‘Barry’

(Africantape/Audioglobe 2013)

Riempiono ogni anfratto ed insterstizio possibile ed immaginabile i Marvin, con il loro sound pieno, circolare e frenetico. “Barry” è il terzo lavoro per il trio francese, il cui intento era quello di catturare l’energia live, dato che negli ultimi tempi sono stati molti impegnati a suonare in Europa e negli Usa.
L’obiettivo è stato sicuramente centrato, perché i nove brani sono tutti estremamente energetici, ma senza esagerare. Il ritmo è sempre pulsante, nell’incrocio tra sintetizzatori, tastiere, chitarre sferraglianti, tendenze prog castrate dal rientro nei ranghi di un math del terzo millennio.
Se ultimamente si parla di nuovi generi usando il suffisso post, per i Marvin si può parlare di una nuova forma di intendere il rock, il math, il noise, il prog ed il post-rock, fusi in un sound unico ed intrigante.
Non mi assumo la responsabilità di coniare un nuovo termine rock, se non che i Marvin hanno un loro stile ben delineato, che trova le sue fondamenta in elementi presi e magicamente rielaborati di Motorpsycho, Battles e Jesus Lizard. Strano connubio? È vero, ma risiede proprio in questi intrecci il fascino del sound dei Marvin, fatto di cavalcate spaziali (Un chien en hiver), elettro-rock abrasivo e post-math esplosivo (Tempo fighting), martellamenti e ritmiche sincopate e frenetiche (Giorgio Morricone) e di densi tappeti sonori che intrecciano chitarre e tastiere.
A tutto ciò aggiungete un elemento non secondario e che rende il disco più accattivante: è ballabile.

Voto: 8

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