(Seahorse 2012)
È un disco molto particolare l’ultimo lavoro dell’artista napoletano. Si caratterizza per essere complesso, apparentemente di impatto immediato, ma in realtà denso di spunti interessanti sia sotto il profilo dei testi, che per quanto riguarda il sound.
I toni e le ambientazioni sono avvolgenti, ma alla fine dell’ascolto emerge un retrogusto agrodolce e amarognolo, proprio come le medicine citate nel disco, indicative di un approccio profondamente esistenziale nella composizione dei testi. Nell’afflato e nell’approccio musicale permangono i fantasmi di Nick Drake e Ivan Graziani. Il rock è abbastanza presente, con chitarre che si intersecano con sonorità elettroniche, il tutto ottimamente amalgamato e quando il ritmo rock incede, emerge l’aggressività.
La valutazione di questo disco è nel complesso molto positiva, date le molteplici chiavi di lettura presenti e gli strascichi emotivi che lascerà sugli ascoltatori, che dovranno metabolizzare e rielaborare le profonde e insidiose sensazioni che le parole e le musiche di Max Petrolio suscitano.
Voto: 7
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