Mattia Coletti

Terza puntata della rubrica Chi fa da sé fa per tre: Mattia Coletti.

Di Marco Paolucci  

uccio12@hotmail.com              Foto in home page di Davide Prando

02/08/2012 Terza puntata della rubrica ‘Chi fa da sé fa per tre’. Questa volta tocca a Mattia Coletti, chitarrista sperimentale dal fare molto equilibrato, riservato nel suo proporsi al prossimo, ma che si diverte a  passeggiare tranquillamente tra lidi sperimentali, avant, noise, blues, dotando la sua musica di un tocco minimale che valorizza ed accresce positivamente le sue composizioni. Come sempre a voi la possibilità di conoscere meglio il suo pensiero:

 

1) Quali sono le tue origini come musicista? In particolare come è nata l’idea di suonare la chitarra? Perché hai scelto questo strumento?

Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo circa 13 anni, suonando metal e derivati; non saprei dire perché la chitarra piuttosto che altri strumenti, mi ci sono avvicinato molto naturalmente, mio padre e mia sorella la suonavano, e forse anche per facilità di fruizione ho scelto questo strumento…

 

2) Come nascono i tuoi brani? A chi ti ispiri quando componi? Quali sono i tuoi “cattivi maestri”?

Nascono dal tempo che riesco a dedicare a me stesso, dall’ ispirazione che mi sorprende, poi da quello che esce dalla mia stanza, registrando molte e molte volte per poi  modellare e rifinire qualcosa che prima era solo spunto, un pò come quando un falegname ricava un mobile  da un pezzo di legno grezzo. L’ispirazione può venire da qualsiasi cosa, da una musica come da una cucina come da una città… e via cosi…

Maestri non ne saprei indicare se non persone che stimo e che mi hanno dato l’ispirazione appunto per muovermi su certi binari… ma ce ne sono tanti e sarebbe un elenco lungo…

 

3) Hai inciso e continui ad incidere per svariate etichette italiane, ma hai un rapporto privilegiato con la Wallace Records. Da cosa nasce questa “affinità elettiva”?

Da una forte stima reciproca all‘inizio affiancata da un amicizia; poi Mirko Spino della Wallace è un esempio di come si lavori con forza, determinazione e passionalità, di certo lui è tra i non citati di cui sopra…

 

4) Pur considerando, secondo me, prioritaria la forma in solitaria hai registrato album con svariate formazioni. Come consideri queste esperienze?

Le esperienze con gruppi con i quali ho prodotti dischi e concerti sono state importantissime; musicalmente sono nato con un duetto, poi con un terzetto…

La dimensione della band è una combinazione che dà molto, al tempo stesso pero è molto difficile mantenere in vita equilibri e compromessi che si vanno a creare quando suoni con altre persone. Il lato solista è una sicurezza per me ma il condividere e mescolare la propria creatività con altri è sempre uno stimolo importante.

 

5) Ma alla fine quale modello ti piace veramente?

Come dicevo qui sopra sia la produzione solista che quella con band sono importanti, diverse e con pregi differenti, direi che mi piace avere entrambe le cose.

 

6) Solitamente stai anche dall’altra parte del palco come fonico ed ingegnere del suono. Come vedi questa tua “doppia vita”?

La parte di produttore è una parte molto presente nel mio lavoro, in un anno divido circa a metà l’attività da musicista con quella da fonico-produttore. Mi stimola molto, è un lavoro che sicuramente è mescolato dentro alla mia attività di musicista,  del resto nelle mie produzioni il  lavoro sul suono è una parte fondamentale.

Ho avuto ed ho poi la fortuna di lavorare con band incredibili e dalle quali ho imparato molto, questo scambio mi permette di avere, ancora oggi dopo tanti anni di musica, un forte entusiasmo per il mio lavoro.

 

7) Con chi vorresti collaborare?

Difficile dirti con chi mi piacerebbe collaborare… ci sono tanti musicisti e artisti che apprezzo e stimo. Come linea generale direi che mi piacciono quelle realtà  molto differenti e distanti dalla mia musica, dove intravedo una combinazione vincente l’unione di quel mondo con il mio. Mi stimola molto tutto quello che dà  spunti nuovi ed imprevisti.

 

8) Come vedi la scena musicale italiana?

Benissimo, la trovo di certo tra le piu floride ed interessanti. Ci sono tantissime band e persone che fanno delle cose molto interessanti, è un atteggiamento molto sbagliato lamentarsi molto e non riuscire a godere delle positività del nostro paese, bisogna credere e promuovere sempre di più le nuove realtà musicali italiane.

Se penso agli ultimi 5 anni penso in musica a nomi come  Guano Padano, Bachi Da Pietra, Comaneci, Above The Tree, Mombu, Father Murphy,  tanti nomi al di sopra della media…

 

9) Quando puoi/hai potuto ti sposti/ti sei spostato per suonare in giro per il mondo. Come vedi la scena internazionale a livello di rapporti umani, professionali?

Riuscire a suonare in giro per il mondo è di certo la più grande soddisfazione che ho raggiunto con la mia musica. Ogni posto ha una sua forza e una sua cultura,  posso solo dirti che mi sono sempre trovato bene e stimolato dai vari posti, dall’ospitalità estrema giapponese, alla compostezza nord europea sino alla diversità culturale israeliana.

La fortuna poi di arrivare nei posti con la propria musica  sta proprio nel confrontarti con gente bella e in qualche modo vicina  alla tua sensibilità seppur a migliaia di chilometri.

 

10) La classica domanda finale a cui non ci si può esimere: come vedi il tuo futuro, musica, organizzazione di eventi, tutto il resto?

Cerco di non programmare il futuro a distanza di molto tempo, preferisco che le cose cambino naturalmente senza troppe aspettative sul futuro… Spero di continuare a divertirmi.

 

 Link: Facebook http://it-it.facebook.com/mattiacoletti

          Myspace http://www.myspace.com/zenomattia

 

.