Adrien Grimmeau

Quattro chiacchiere con Adrien Grimmeau autore del primo libro in assoluto sull’arte di strada a Bruxelles, intitolato “Dehors! L’histoire des graffiti à Bruxelles’.

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Sara Marilungo

saramaril@hotmail.com

 

Poco conosciuto dagli abitanti di Bruxelles e non, sicuramente fuori da qualsiasi percorso turistico di tour operator e “fai da te”, il Neerpede Park, un parco alla periferia di Bruxelles, fermata metro Eddy Mercks, è un’immensa galleria d’arte a cielo aperto.

Sovrastato da tre grandi sopraelevate, i pilastri che attraversano il parco sono diventati il luogo favorito dai graffitari di Bruxelles per esibire decine e decine di lavori di street art.

“Il Neerpede Parc è una di quelle che io chiamo “no-man’s-land”,” ha affermato Adrien Grimmeau, storico d’arte e professore all’Iselp, centro d’arte contemporanea di Bruxelles.  “I graffiti artists di Bruxelles si sono spostati fuori dalle vie del centro, dove c’è meno controllo da parte della polizia e possono realizzare lavori che richiedono talvolta fino a 10 ore, talvolta anche due giorni”.

Grimmeau sta per pubblicare il primo libro in assoluto sull’arte di strada di Bruxelles. Il libro, dal titolo “Dehors! L’histoire des graffiti à Bruxelles”, per la casa editrice CFC-editions, uscirà il 15 Giugno in occasione della mostra “Explosition. L’art des graffiti a Bruxelles” – titolo a metà tra il francese “explosion” ed “exposition”- presso il Musée d’Ixelles di Bruxelles.

“Ho scelto questo titolo per il libro per una serie di ragioni: innanzitutto “Dehors!” – fuori! – è ciò che dicono gli insegnanti ai bambini che in classe non si comportano bene. Il graffitismo è un arte fatta da persone giovani, spesso gli stessi bambini ribelli che venivano cacciati dalla classe nell’infanzia. In secondo luogo io dico “Dehors!” a coloro che leggono il libro, ma anche agli artisti e a me stesso. Basta coi musei, andate in strada a vedere l’arte!,” spiega Grimmeau.

La mostra invece esibirà foto, sculture, dipinti, installazioni di circa 20 artisti provenienti, come esperienza, dalla strada ed è volta a mostrare come talvolta gli stessi artisti che espongono nei musei spesso provengono dall’arte di strada.

“Bonom ad esempio, uno dei graffiti artists più conosciuti di Bruxelles, si esibisce spesso in performances a teatro. Altri dipingono o fanno sculture,” dice Grimmeau. “L’arte di strada è completamente libera e rompe tutte le regole, nessuno ti dice cosa fare. Voglio prendere questa libertà e vedere cosa succede quando la porti in un museo.”

Il libro narra la storia e l’evoluzione dell’arte dei graffiti a Bruxelles dalle origini negli anni ’80 fino ad oggi. “E’ un modo per parlare di Bruxelles, dei suoi giovani ed di street art,” afferma Grimmeau, che per il libro ha raccolto una serie di interviste con alcuni dei graffitisti più noti nel ”milieu” brussellese, ovvero Bonom, Muga, Obes, Na e Defo, cinque bravissimi artisti  molto differenti fra loro in termini di tematiche, di tipologia d’arte e di tecniche.

“Negli anni ’80 i graffiti erano un’arte più sociale e politica. Poi negli anni ’90 l’hip hop è stato un vero e proprio movimento culturale underground legato alla musica, al rap, alla break-dance ed i graffiti, a differenza di oggi, erano soprattutto costituiti di lettere e poche immagini in zone povere e degradate della città,” dice Grimmeau. I graffiti degli anni ’80 e ’90 inoltre erano spesso ispirati ai fumetti, di cui il Belgio vanta una ricchissima tradizione. Tuttavia Grimmeau spiega che i graffiti artists degli anni ‘80 si ispiravano più che altro a fumetti americani, in particolare Vaughn Bode.

 “Era più “cool”, spiega sorridendo Grimmeau. “So per certo che tutti i graffitari leggono e hanno letto fumetti, ma non è “cool” dipingere i puffi – Les Schtroumpfs – sui muri.”

“Adesso è diverso. Gli artisti vogliono mostrare un modo differente di guardare la città e riappropriarsene. Non vogliono cambiare il mondo, magari vogliono farci sorridere o ci vogliono sorprendere. Vogliono dire alla gente di guardarsi intorno.”

Non solo spray quindi, ma stencils, stickers, lettere, immagini, tags e veri e propri dipinti. Grimmeau li chiama neo-graffiti, per sottolineare la volontà da parte di questi nuovi artisti di creare una maggiore interazione con la città  e con il luogo stesso in cui il dipinto viene eseguito.

“I graffiti sono più site-specific, un po’ come accade oggi nei musei con l’arte contemporanea.” Nel caso di Bonom ad esempio, c’è sempre una ragione per l’animale dipinto in un particolare edificio. Grimmeau cita l’esempio della volpe in caduta su un edificio a Place du Congrès. Sotto La Colonne du Congrès et de la Constitution  al centro della piazza una fiamma – la fiamma del milite ignoto – arde perennemente. A guardarla attentamente la volpe arancione somiglia infatti ad una fiamma rivolta verso il cielo.

“I graffitisti di adesso nella maggior parte dei casi non sono degli sprovveduti, ma provengono da scuole d’arte e vogliono portare l’arte fuori dai musei e dalle scuole, nelle strade.”

Grimmeau sostiene che in passato le autorità di Bruxelles hanno spesso e volentieri costruito obbrobri architettonici, in un’occasione anche distruggendo un edificio art nouveau dell’architetto Victor Horta. “I graffitisti non dipingono sui muri perché odiano la città, ma per renderla migliore e più bella. E’ anche un modo per rivendicare lo spazio pubblico come spazio sociale.”

Obes ad esempio ritiene che la città appartiene a tutti e tutti hanno il diritto di esprimersi creativamente. Proprio perché la città appartiene a tutti però, qualcuno potrebbe non essere d’accordo coi graffitari. “In effetti è difficile mettersi d’accordo. In Belgio siamo bravissimi a fare leggi e regolamentazioni che non accontentano nessuno, proprio perché vogliono accontentare tutti.”

I graffiti in Belgio sono illegali e, a differenza di altre città nel mondo, non vi sono spazi adibiti all’arte di strada. Per questo la maggior parte dei graffitisti intervistati nel libro ha spesso avuto problemi con la legge.  Defo e Obes ad esempio sono stati in prigione per alcuni giorni. Spesso devono pagare ingenti somme di risarcimento.

Bonom è il graffitista più conosciuto a Bruxelles. Ha fatto bellissimi dipinti di animali o dinosauri, anche se la metà sono stati cancellati.  Tuttavia nemmeno Bonom è protetto ed ha spesso avuto problemi con la legge, come ci riferisce Grimmeau.

“Tutto il processo dei graffiti è contraddittorio perché poi questi artisti vengono chiamati dalle autorità per dipingere in luoghi pubblici, come la fermata del tram De Wand,” sostiene Grimmeau.

Oltre al Neerpede Parc, si possono trovare altre “concentrazioni” di graffiti vicino al centro culturale Recyclart, dalle parti di Gare du Midi, o ne Les Marolles, quartiere storico di Bruxelles dove sin dagli anni ’60 gli artisti si ritrovano per fare arte e discutere dei problemi della città. “E’ l’anima di Bruxelles,” dice Grimmeau. La maggior parte dei graffiti comunque viene realizzata lungo le linee della metro, in particolare da Gare du Midi a Gare Centrale, o nel quartiere Laeken, fra le stazioni Pennehuis e Bockstael.

Presso la metro di Porte de Namur Bonom ha inoltre dipinto un bufalo ripetuto più volte che rende l’immagine dell’animale in corsa alle persone nella metro. “Sono almeno 20 bufali. Prima ancora di conoscere le animazioni di Blu, Bonom ha rivoluzionato il modo di vedere i graffiti nelle metro di Bruxelles: prima i graffiti erano dipinti sui treni e si muovevano coi treni, ora i treni si muovono ed i graffiti fermi prendono vita.” Un simile dinosauro di Bonom si trova presso  Etterbeek Station, vicino Gare de Luxemburg.

Insieme all’Iselp, all’occorrenza Grimmeau organizza inoltre “graffiti walking tours” per gruppi organizzati di diverse persone. Basta contattare l’Iselp, un’occasione da non perdere per conoscere la città al di là delle guide turistiche.