Lawrence Siegel ‘Kaddish’

(Navona Records 2010)

Se l’Olocausto è diventato un “genere cinematografico”, è altrettanto vero che esso è diventato anche un genere musicale. Ciò non comporta, in ambo i casi, una svalutazione della portata drammatica del terribile evento, come spesso è stato polemicamente osservato. Prova ne è questo intenso lavoro di Lawrence Siegel, intitolato Kaddish, di cui egli è compositore e librettista. Kaddish ripercorre le tristi vicende dell’Olocausto, ricostruendo anche le fasi che l’hanno preceduto e quelle che l’hanno seguito, disegnando così tre pannelli distinti alla maniera del Reich di Different Trains. Siegel ha l’abilità di invitarci a entrare in questa storia così drammatica in virtù di una innegabile maestria compositiva, che si nutre di fonti disparate, in prevalenza tratte dal repertorio popolare ebraico, sia esso reale o reinventato dallo stesso Siegel; e che affida il testo a voci che cantano in maniera naturale e quindi più efficacemente realistica. Il risultato è un’opera che avvicenda sapientemente momenti timidamente speranzosi ad altri intrisi di inquietudine, dubbio, tensione, smarrimento; il tutto con una certa voluta naivetè, che accentua l’immediatezza del messaggio comunicato. L’Olocausto ha riguardato in concreto il popolo ebraico, ma riguarda tutti noi come esseri umani; e la musica, con la sua universalità, è in grado di ricordarcelo, così come è in grado di infondere speranza − la stessa speranza che il coro finale infonde intonando il verso “ I am here”: sono qui, nonostante tutte le avversità.

Voto: 7

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