Antonio Flinta trio & quartet ‘Tamed’

(Splasch Records 2010)

Lasciarsi addomesticare, senza opporre resistenza.
Farsi penetrare. I luoghi e gli avvenimenti incontrati nel cammino di una vita sono tanti, diventano inevitabilmente parte integrante di te stesso, arrivando a tal punto da condizionare il tuo agire anche di musicista. Ti direzionano, suggeriscono la tua personalità di compositore e uomo. Forgiano la tua sensibilità, rinfrescano la tua anima. Ed è proprio una accondiscendente sottomissione a fatti e suoni piovuti dall’esterno il consolidante dell’ultima prova firmata dal pianista e compositore Antonio Flinta, il quale, parallelamente, fregia “Tamed” di un mood spiritualistico volto a Oriente.
Una formazione variabile da trio a quartetto, con l’ingresso del beneamato Piercarlo Salvia al sax tenore, la congegnale base di lavoro da cui far salpare una nave di ricordi comprendenti filosofia e coscienza (allestita in Yudhishthira’ s Song con un fil rouge armonico che vuole con sé l’immateriale bellezza di John Coltrane e di sua moglie Alice), riflessioni sulla collera covata spesso dall’essere umano verso i propri simili per futili dogmi religiosi (Invisibile People, brano più tumultuoso del precedente, ma ancora prossimo al Trane altezza cool), storie d’inossidabile, eterna amicizia (il friccicante hard-bop We Met Once, la nebbiosa formosità di Sonico), doppi omaggi alla musica di Thelonious Monk e Philip Glass (gli scoordinamenti del tempo e dei toni in Monk on the Beach), reminescenze newyorkesi (34th Street, accelerata e instabile come un ritmo di vita metropolitano), semplici, quotidiane, meravigliose visioni paesaggistiche (Views). Solo l’ultimo tassello, San Qiu, farà denudare tutta l’intimità jarrettiana di Flinta attraverso un tu per tu solitario con la tastiera, ma portandolo sinceramente troppo alle lunghe con i tempi d’esposizione: una leggera pecca, quella della lunghezza, che a dire il vero si riscontra un po’ ovunque durante l’ascolto di “Tamed”, e che più d’una volta farà bramare all’ascoltatore un desiderio di sintesi per questo nugolo di emozioni.

Voto: 6

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