L’Uomo di Vetro ’38° Parallelo’

(I Dischi del Minollo 2010)

Foligno, inverno 2004. Giacomo M. (basso) e Fabio P. (chitarra) decidono di metter su una band. Incontrano Federico P. (batteria) ma, insoddisfatti dei primi risultati, decidono di imbarcare altri musicisti per accrescere il livello tecnico della formazione. Così qualche mese più tardi entrano a far parte della line-up anche Luca Valerio C. (tastiere, violino, effetti), Giacomo S. (chitarra) ed Emanuele S. (campionamenti). Nasce così, nel 2006, “Merry Christmas”, esordio autoprodotto, cui segue questo “L’Uomo di Vetro”, licenziato invece da I Dischi del Minollo. Nonostante il passaggio ad una label, il sound del gruppo non è cambiato: parliamo sempre di post-rock alla maniera di Mogway, Godspeed You! Black Emperor e Giardini di Mirò.
Emerge, tuttavia, una maggior maturità dal punto di vista del songwriting. Le nove tracce del CD, infatti, suonano più compatte, denotano una maggiore personalità, una maggiore ricchezza. Colpiscono, in particolare, American Nightmare, con il suo maestoso crescendo, la robusta Smog, dal finale noise-oriented, la splendida elegia pianistica di Germania Anno Zero (il cui titolo cita espressamente uno dei capolavori del neorealismo italiano firmato Roberto Rossellini) e soprattutto Peckinpah’s Twilight (altro omaggio cinematografico, stavolta ad uno dei registi cult della Hollywood anni ’70). Il fascino di quest’ultima poggia su percussioni tribali, atmosfere notturne e soprattutto su uno splendido crescendo finale.
“38° Parallelo”, insomma, è la dimostrazione di come per fare del post rock degno di nota non basti mescolare tappeti di tempi dispari ed arpeggi alternati a schitarrate furenti: in primis, ci vogliono le idee. Questi ragazzi le hanno. E di interessanti, per giunta.

Voto: 7

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