True ‘Still Life’


(Geenger Records 2010)

Forgiare una death-metal machine di quelle toste con il supporto della tradizione folclorica senza intoppare a forza nel classico spirito alla famolo pacchiano suona sempre come un’impresa utopica, oppure, alle volte, può trasformarsi in una chiara realtà, e addirittura fare da esempio?
Metterei la mano sul fuoco che i croati True sono riusciti miracolosamente nell’impresa di non ammorbare l’ascoltatore senza sudare neanche tanto; il quintetto di Sabadon fa la sua ricomparsa vomitandoci addosso un terzo full lenght (il primo per casa Geenger dopo “Plastic World” e “Serum”) che consacra definitivamente alla leggenda la pozione letale della band: riff gravosi come marmo, blast beat e magnifici inserti popoular cagionati dalla presenza della tambura, uno strumento a corde originario dell’isola croata di Brač il cui timbro evoca da lontano quello del mandolino, e che fungerà da collante spirituale per tutta la vita del disco, a partire dall’ossianico opening dell’intro. Questa, una sarabanda d’altri tempi dominata da un leggiadro e litanico canto femminile, nel chinarsi darà il via al putiferio, e l’ugola del frontman rtz666 eccederà maniacalmente nella pratica del growl, acutizzandola con particolare efficacia nei tempi dispari con un certo non so che di sludge di Once, nelle coriacee Massacre, The End e Okus Cernila; credetemi, l’ultima vi ricorderà non poco il suono oppressivo dei Suffocation. Solo in Who am I e I Kill sanguinerà un interscambio delle vocals con lo scream luciferino del chitarrista Mitja Greifoner.
Per il resto caldeggiato di cuore ai fan (più underground) del death di Nile e Napalm Death!!!

Voto: 7

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