Davide Carrozza ‘Verso l’Infinito e Basta!’

(Autoproduzione 2010)

Niente distorsioni chitarristiche, sintetizzatori vintage, campionamenti, cut’n’paste. Niente velleità da avant rock-opera. Solo un unica, lunga (oltre 47 minuti) traccia a base di un folk acustico minimalista con sfumature post. Questo riserva “Verso l’Infinito e Basta!”, secondo lavoro autoprodotto nell’arco di pochi mesi da Davide Carrozza. E, diciamolo anche, seconda delusione. Perché questo intreccio di ritmiche minacciose ed arpeggi delicati dall’andamento ipnotico non decolla mai e sembra non andare proprio da nessuna parte. Spiace dirlo, ma quest’album fa rimpiangere il suo predecessore, il non eccelso “È Inutile Prendersela Con Le Cooperative Rosse Se Tuo Cugino Si È Suicidato a Testate Contro la Lavastoviglie”: lì almeno la varietà degli spunti sopperiva almeno in parte alla prevedibilità dell’insieme. Con “Verso l’Infinito e Basta!”, invece, siamo semplicemente al cospetto di un banale, lungo, monocorde e solipsistico esercizio di stile pseudo-avanguardistico.

Voto: 4

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